«Un Piano che recupera edifici e aree dismesse»

L’assessore Marchigiani: «Campo Marzio ed ex caserme in zona via Rossetti da rilanciare. A Barcola nuovi pontili. L’approvazione? Nel giro di un anno»
Di Matteo Unterweger
Foto Bruni 13.09.13 Campo Marzio
Foto Bruni 13.09.13 Campo Marzio

Elena Marchigiani gongola. Ma non si siede sugli allori. Il nuovo Piano regolatore, che mira «a recuperare aree dismesse, alla rigenerazione energetica degli edifici» ed è diverso - sottolinea l’assessore alla Pianificazione urbana della giunta Cosolini - dalla variante 118 dell’era-Dipiazza in primis perché «partecipato», è stato sì adottato dal Consiglio comunale. Però di strada da fare fino all’approvazione ce n’è ancora.

Assessore, cosa cambia con l’adozione del nuovo Prg per cittadini e imprese?

Siamo entrati nel vero e proprio regime di salvaguardia: significa che finché il Piano non è approvato, e il nostro obiettivo è di portarlo in approvazione nel giro di un anno, le istruttorie vengono fatte su un doppio regime, tenendo conto della variante precedente, la 66, e di quella adottata. Vale la destinazione d’uso più restrittiva: la più limitativa dal punto di vista di cubature e altezze.

Bene, ma in termini di contenuti del Piano?

Ovviamente il Piano consente anche a possibili investitori di avere le idee chiare sulle destinazioni d’uso, specie delle aree di trasformazione. Ovvio che non vi può essere certezza assoluta sino all’approvazione. Ma almeno c’è un’esplicitazione della progettualità.

In particolare si punta a rivoluzionare le “aree di trasformazione”: Campo Marzio, ambito di via Rossetti (ex caserme ed area ex Fiera) ed ex caserma di Banne.

Ci sono prospettive e programmi di valorizzazione di quelle aree strategiche, alcune ora dismesse. Nuovi spazi pubblici, aree verdi (e residenze, ndr), con il delinearsi di un progetto di recupero e di nuova polarità delle zone. Campo Marzio, ad esempio, come termine del sistema delle Rive. E ancora l’ex Fiera e l’ex caserma di via Rossetti. O la caserma di Banne e l’ex Campo profughi di Padriciano: nella prima si potranno insediare attività anche della ricerca, e poi artigianali e del terziario.

Di fondo, c’è poi un obiettivo di una nuova vivibilità degli spazi cittadini?

Sì, anche in questo senso è previsto un regolamento sugli incentivi energetici, che dovrà essere predisposto al massimo entro sei mesi così da entrare in vigore col Prg. Si vuole incentivare il recupero energetico degli edifici, anche quelli dismessi, concedendo in cambio, a chi interviene, delle piccole premialità volumetriche su altre aree, già edificate e più periferiche. Un meccanismo molto innovativo con cui un privato si ripaga in qualche modo dell’intervento di rigenerazione energetica e che dà respiro pure alle attività dell’edilizia.

C’è chi obietta che l’amministrazione lasci campo libero alla speculazione edilizia proprio in aree quali ex Fiera ed ex caserma Rossetti, nonostante si parli di riduzione complessiva dell’edificabilità.

Non c’è speculazione edilizia nel momento in cui vi è una regolamentazione di un sano rapporto fra pubblico e privato. Quelle sono aree da riqualificare con il concorso del privato, stabilendo che spazi vuole il pubblico. È ovvio che non si possa fare con investimenti pubblici. Ed è importante si recuperino tali zone e non sia pura speculazione immobiliare: il Piano media diversi interessi, con una limitazione del consumo di suolo e lo sviluppo di altre possibilità orientate sul recupero. In un momento di crisi non si può bloccare una città.

Da questo Piano non sono penalizzati i piccoli privati?

Quella della casa da costruire per il figlio è la metafora della piccola espansione edilizia diffusa lotto dopo lotto. Questo Prg non ha seccato tutte le possibilità di costruire, ma ha limato la zonizzazione. C’è chi potrà edificare, e chi no perché su aree agricole, zone verdi o non raggiungibili sotto il profilo delle infrastrutture.

Altra critica che vi viene mossa: le lungaggini burocratiche non sono superate.

Non è così. Abbiamo anzi cercato di eliminare il ricorso ai piani attuativi nella maggior parte delle situazioni in cui era possibile. Forse parla di lungaggini chi vorrebbe avere il Piano già approvato. Stiamo facendo tutto il possibile per accelerare.

Sviluppo e turismo: cosa cambia per Barcola e lungomare?

Ad esempio il Piano prevede con intervento diretto, senza piani attuativi, di poter realizzare i servizi igienici dei chioschi di Barcola. E c’è un progetto unitario per l’estensione degli spazi a mare con pontili: meno impattante sotto il profilo ecologico e più fattibile economicamente.

Ora cosa prevede l’iter?

Dalla pubblicazione sul Bur, scatterà il periodo di 30 giorni lavorativi per osservazioni e opposizioni dei cittadini (dopodiché via all’iter consiliare, ndr). Apriremo all’ex Aiat un punto informativo sul Prg per aiutarli, un Urban center.

Si sono sentiti apprezzamenti bipartisan per il suo lavoro: non è scontato.

Credo al lavoro del Consiglio comunale. Queste sono grandi responsabilità, né di destra né di sinistra, un lavoro per tutta la città. C’è stato chi è intervenuto in maniera più costruttiva e chi meno in aula, ma l’impegno è stato generale e non ha minato i principi del Piano.

Ha esultato dopo l’adozione. Ma anche la variante 118 era stata adottata nell’estate 2009 (e poi mai approvata): fin qui avete fatto come l’amministrazione Dipiazza.

Non abbiamo fatto come loro: almeno questa variante è stata condivisa, discussa, oggetto di confronto fin dall’inizio. Non è arrivata come novità in fase di adozione, ma come punto di un processo noto a tutta la città. Tante questioni sono state risolte all’origine, creando rapporti di fiducia con molti portatori di interesse in modo da perfezionarne i contenuti. Una novità che ha permesso lavori consiliari sereni.

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