Un nuovo studio sul caso Banterla per rileggere l’8 settembre 1943

Lo sta svolgendo lo storico Amerigo Visintini e riguarda l’impegno del soldato veneto adottato dalla comunità locale

Luca Perrino
Francesco Banterla riceve la cittadinanza onoraria di Ronchi dall’allora sindaco Livio Furlan
Francesco Banterla riceve la cittadinanza onoraria di Ronchi dall’allora sindaco Livio Furlan

RONCHI Nuovi approfondimenti. Sono quelli che l’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari, il sindaco Livio Vecchiet in primis, intende realizzare, con la collaborazione dello storico Amerigo Visintini, su una vicenda particolare della storia cittadina. È stato considerato un caso di importanza nazionale. E “Il caso Ronchi”, negli anni scorsi, è anche diventato un libro curato dall’istituto di storia religiosa di Gorizia. Tra coloro i quali che, quel “caso”, lo vissero, anche Francesco Banterla, uno dei soldati sbandati che, dopo l’8 settembre del 1943, trovarono riparo ed assistenza proprio a Ronchi dei Legionari. Ed è attorno alla sua figura, al suo legame con la cittadina che si focalizzerà la ricerca di Visintini.

Era l’8 settembre di 78 anni fa e all’indomani della firma dell’armistizio passarono per Ronchi migliaia di soldati e di prigionieri, uomini allo sbando, senza ordini e senza disposizioni. Cercavano la via di casa e nella cittadina trovarono un’organizzazione, quella coordinata da monsignor Giovanni Battista Falzari, Pre Tita, che era stata in grado di offrire loro cibo, assistenza e persino il biglietto del treno per tornare dai propri cari.

Tra loro, come detto, anche Francesco Banterla. La delibera è quella numero 263 del 29 settembre 2003, quando l’allora giunta comunale, guidata dal sindaco Livio Furlan, concede la cittadinanza onoraria al cavalier Francesco Banterla, di Affi, in provincia di Verona, in occasione del sessantesimo anniversario degli avvenimenti successi dopo l’8 settembre del 1943, conosciuti in tutto il territorio nazionale come il “Il caso Ronchi”.

Se oltre 50 mila soldati italiani reduci dai Balcani o se centinaia di internati sloveni, croati e serbi rinchiusi nei campi di Gonars o di Visco ebbero salva la vita lo debbono proprio a quell’organizzazione che, dopo l’8 settembre del 1943 e sino ad ottobre inoltrato, lavorò in maniera spontanea per offrire aiuto. Tra i protagonisti, allora, ci fu anche Francesco Banterla, scomparso nel luglio del 2011. Era stato uno dei tanti soldati italiani che, dopo le tragiche giornate che seguirono l’8 settembre del 1943, fece tappa nel cortile della canonica della parrocchia di San Lorenzo, reduce dalla zona balcanica e dove fu assistito e rifocillato dai volontari dell’Azione cattolica italiana guidati allora dal parroco don Giovanni Battista Falzari.

Proprio a Ronchi dei Legionari trovò rifugio, conforto ed anche un biglietto per il treno che lo riportò a casa ed alla sua famiglia. Proprio in occasione della consegna della cittadinanza onoraria, dopo aver realizzato il giardino della sede di via Soleschiano, donò un pregevole ulivo, messo a dimora nel centro del giardino di piazza Oberdan, con l’intento di onorare la città che gli salvò la vita dopo il triste Armistizio, ma anche quello di essere ricordato dai cittadini che lui sempre benediceva per l’aiuto ricevuto.

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