Un nuovo gasdotto da Spalato all’Albania
ZAGABRIA. Un gasdotto lungo 516 km che da Spalato scenderà fino a Fier in Albania e che collegherà la Trans-adriatic pipeline (Tap) alla rete energetica dell'Europa centrale.
È questo il risultato concreto più importante del "Croatia Forum 2016", il vertice che si è tenuto questa settimana a Dubrovnik (25-26 agosto) riunendo una ventina di stati membri dell'Unione europea o della penisola balcanica.
A margine del forum, le autorità di Croazia, Albania, Bosnia-Erzegovina e Montenegro hanno sottoscritto con la compagnia petrolifera di stato azera Socar un memorandum d'intesa riguardante la costruzione del cosiddetto Gasdotto adriatico-ionico (Iap). Si tratta di una ramificazione del Tap (la pipeline che attraverserà la Grecia settentrionale, l'Albania e l'Adriatico, arrivando in Salento), che avrà come obiettivo quello di portare 5 miliardi di metri cubi di gas azero all'anno nel sud-est europeo. «Il gasdotto adriatico-ionico farà in modo che tutti questi mercati siano approvvigionati in gas», ha dichiarato il ministro dell'Economia croato Tomislav Panenic„, augurandosi che la nuova rotta rappresenti «una connessione tra il nord e il sud» e possa «aprire la strada verso la completa liberalizzazione dei rifornimenti al mercato del gas europeo».
Il governo di Zagabria, all'origine del forum di Dobruvnik intitolato proprio "Rafforzare l'Europa: connettere il Nord e il Sud", investirà 265 milioni di euro nel progetto, mentre il costo totale dell'opera - stimato dal gruppo di consulenza danese COWI A/S - si aggira attorno ai 620 milioni di euro. Proprio in Croazia sarà situato il tratto più lungo del gasdotto (circa 250 km), mentre 167 km e 94 km attraverseranno rispettivamente l'Albania e il Montenegro. La Bosnia-Erzegovina sarà coinvolta nel progetto per il solo corridoio di Neum (l'unico porto bosniaco sull'Adriatico, tra Spalato e Dubrovnik). Oltre al memorandum sullo Iap, il forum di Dubrovnik ha portato anche alla firma di una dichiarazione sull'Iniziativa "dei tre mari", ovvero riguardante i Paesi che si affacciano sul mar Nero, sull'Adriatico o sul Baltico (detti Babs).
Dodici stati membri dell'Ue hanno preso parte al piano che prevede di collegare i settori energetici, dei trasporti e delle telecomunicazioni attraverso l'Europa centrale e orientale. Austria, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria hanno assicurato il proprio sostegno a questa "piattaforma informale" il cui compito è quello di assicurare il sostegno politico e facilitare le azioni «in specifici progetti trans-frontalieri o macro-regionali», riporta l'agenzia croata Hina.
La "regione dei tre mari" rappresenta il 28% del territorio dell'Ue e il 22% della sua popolazione, ma ha precisato la presidente croata Kolinda Grabar Kitarovic «partecipa con il solo 10% al Pil dell'Ue». E per sviluppare correttamente quella che Grabar Kitarovic ha definito «la vena giugulare dell'Europa», serviranno 50 miliardi di euro di investimenti.
Uno dei progetti chiave per il futuro dell'asse nord-sud immaginato a Dubrovnik sarà ancora una volta l'energia e, nel dettaglio, il collegamento del terminal Lng in Polonia con il rigassificatore previsto sull'isola di Veglia (Krk) in Croazia.
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