Un nuovo farmaco che ripara il cuore dal sangue delle future mamme

Scoperte da un team di scienziati triestini di Icgeb e Ateneo potenzialità di cellule finora note solo come protettrici del feto

TRIESTE Il sangue delle future mamme ha aiutato a capire come rigenerare i cuori malati grazie alle cellule “T regolatorie”, finora note solo per il loro ruolo di protezione del feto, in grado cioè di prevenire e impedire che i tessuti del feto vengano riconosciuti come estranei e quindi aggrediti dal sistema immunitario della madre. Il team di ricercatori triestini guidato da Mauro Giacca, direttore generale dell’Icgeb - Centro internazionale di ingegnerie genetiche e biotecnologie di Trieste, e da Serena Zacchigna del Dipartimento di Scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università di Trieste, ha dimostrato che queste cellule controllano anche direttamente lo sviluppo del cuore e le modificazioni che questo organo subisce durante la gravidanza, inclusa la capacità di aumentare il numero stesso delle cellule del cuore. L’idea rivoluzionaria dei ricercatori è che le proteine prodotte dalle cellule T regolatorie potrebbero essere usate per rigenerare il cuore danneggiato dopo un infarto allo stesso modo in cui permettono l’aumento del numero delle cellule del cuore delle future mamme e lo sviluppo del cuore del feto.

Mauro Giacca lascia Trieste per Londra: «Continuerò a riparare il cuore»
Mauro Giacca (Andrea Lasorte)


La scoperta è stata pubblicata su Nature Communications, tra le riviste scientifiche più prestigiose al mondo. Spiega Mauro Giacca: «Il problema centrale che studiamo è l’incapacità delle cellule del cuore, durante la vita adulta, di rigenerare spontaneamente il tessuto contrattile danneggiato ad esempio dopo un infarto. Una funzione persa dai mammiferi durante l’evoluzione e mantenuta da altri animali come salamandre o pesci, che sono invece in grado di rimettere in moto le cellule cardiache sopravvissute al danno per rigenerare il cuore». In altre parole, dopo la nascita si blocca la capacità delle cellule del cuore di proliferare e duplicarsi. «In gravidanza è necessario che il sistema immunitario della madre non aggredisca il feto riconoscendolo come estraneo: il principale meccanismo di tolleranza è basato sull’espansione del numero di una particolare popolazione di globuli bianchi che si chiamano cellule T regolatorie, ovvero linfociti che bloccano la risposta immunitaria».

«Queste cellule - aggiunge Zacchigna - producono e secernano delle proteine, ne abbiamo identificate sei, che stimolano la crescita delle cellule del cuore. In pratica le proteine prodotte dalle cellule T regolatorie contribuiscono allo sviluppo del cuore del feto». È noto - spiega la ricercatrice - che «in gravidanza le dimensioni del cuore aumentano per sostenere la circolazione del sangue propria e anche quella del feto che si sta sviluppando ma ciò che abbiamo scoperto è che i fattori prodotti dalle cellule T regolatorie sono responsabili dell’aumento del numero stesso delle cellule del cuore. Quindi queste proteine sono potenzialmente in grado di stimolare la crescita e la rigenerazione del cuore dopo un in infarto».

Destri o mancini? La risposta dal feto dopo 18 settimane


Gli scienziati hanno quindi aperto la strada a nuove applicazioni terapeutiche. «Questo studio - dice Giacca - è particolarmente importante perché dimostra per la prima volta quali siano i meccanismi con cui il cuore risponde in modo globale allo stato di gravidanza, anche tramite la formazione di nuove cellule e non solo attraverso l’aumento di dimensioni». Passare all'applicazione pratica richiederà ulteriori studi, ma questa scoperta è un passaggio importante per capire come ottenere la rigenerazione del cuore senza cellule staminali, stimolando la capacità delle cellule cardiache a duplicarsi, proprietà che per misteriosi motivi viene persa subito dopo la nascita. «L’obiettivo a lungo termine - chiude Giacca - è trasformare queste conoscenze in farmaci che possano essere iniettati per rigenerare il cuore danneggiato da un infarto». —

Riproduzione riservata © Il Piccolo