Un museo del ricreatorio per i 110 anni del “Padovan”
Centodieci anni da festeggiare nel 2018, fregiandosi del titolo di “ricreatorio più vecchio di Trieste”. Un comitato composto da ex allievi, talmente entusiasti del fatto di aver frequentato in gioventù quello spazio fra gli alberi e le case, nel cuore di un rione popolare come quello che fa perno attorno a piazza del Perugino, al punto da volere e creare una loro sede, con tanto di annesso piccolo museo di cimeli, che sarà inaugurata fra qualche settimana in via Conti, e da predisporre un sito internet ad hoc. Si preparano grandi festeggiamenti per il “Giglio Padovan”, ricreatorio che vide la luce nel 1908 e che, nel corso della sua oramai lunghissima vita, ha sfornato fior di campioni della pallacanestro, da Cesare Rubini a Gianfranco Pieri, per arrivare ad Alberto Tonut, ma anche forgiato gli anni verdi di Gianni Cuperlo, che cestista di rango non è mai diventato, ma politico di fama sì.
Insomma un pezzo di storia autentica della città, che rivive, in questa fase di preparazione agli appuntamenti più attesi, nelle parole di Franco Stibiel, dapprima allievo del “Padovan”, poi maestro e preparatore di pallacanestro, oggi artefice del Comitato degli “ex”: «Siamo tutti legati da un sentimento molto speciale nei confronti di quello che consideriamo il nostro ricreatorio. Un luogo - precisa - dove, negli anni che furono, cioè prima che scelte non sempre apprezzabili lo trasformassero in una sorta di doposcuola e basta, si imparava a diventare uomini. Al “Padovan”, come del resto in tutti i ricreatori ben gestiti di Trieste - racconta e ricorda -, si andava innanzitutto a scuola di vita. Poi si imparava a giocare a pallacanestro principalmente, perché il calcio, oggi dominante, per decenni non ha avuto cittadinanza nei ricreatori». Nostalgia e amarezza, per come è stato ridotto oggi il “Giglio Padovan”, si mescolano nelle parole e negli occhi di Franco Stibiel, ex dipendente del Comune: «Tempo fa è stato dato il permesso all’amministrazione di utilizzare una parte del campo per la realizzazione della centrale termico frigorifera per la climatizzazione del teatro Bobbio, che confina con il ricreatorio. Questa e altre decisioni - prosegue l’ex allievo - hanno ridotto lo spazio all’aperto, che oggi può ospitare un solo campo di pallacanestro, per giunta con due canestri ad altezza non regolamentare. Fino a una ventina di anni fa - precisa Stibiel - c’erano due campi, uno regolamentare e uno per minibasket, con altri sette canestri sparsi un po’ ovunque, in grado di permettere a tutti i frequentatori, dai più piccoli ai più grandi, di allenarsi con continuità. Oggi domina il calcio - aggiunge con una punta di delusione l’ex maestro - e si paga pure per poter entrare. Ai miei tempi si potevano frequentare gratuitamente corsi di basket, di musica, di lavori manuali. Si poteva entrare, se sufficientemente bravi, nella banda musicale del ricreatorio».
Ma gli ex allievi del “Giglio Padovan” possono continuare a fregiarsi di numerose “medaglie”: il loro ricreatorio, oltre a essere il primo fondato a Trieste, è quello con il campo giochi più spazioso, vanta una sede collocata in una villa neoclassica, è l’unico che accolse, nel 2000, la visita di un presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. Una storia che si può fra l’altro rivivere visitando il sito, www.exallievipadovan.eu, che contiene circa 1200 foto, in gran parte raccolte e catalogate da Stibiel, che è anche l’artefice del museo che sarà aperto a breve. «Ho recuperato vecchie magliette, palloni d’epoca, medaglie e trofei - spiega - che troveranno posto in via Conti e che tutti potranno ammirare». Ma il comitato non si occupa solo del passato, anzi. «Ogni anno organizziamo il san Nicolò degli ex allievi - riprende Stibiel - in occasione del 2 novembre depositiamo un centinaio di mazzetti a ricordo di chi non c’è più, ci ritroviamo periodicamente per discutere di progetti e proposte e raccogliamo fondi da destinare ad attività sportive. Finora - sottolinea - abbiamo donato al Padovan una dozzina di palloni di pallacanestro, una trentina di divise per il minibasket, racchette da ping pong e altro». Ora l’obiettivo è organizzare al meglio le celebrazioni in vista del 2018: «Chiederemo al Comune - conclude l’ex allievo - la disponibilità della sala di palazzo Costanzi, per allestire una mostra storica, poi conieremo medaglie ricordo e faremo stampare cartoline. Il Padovan è nei nostro cuori».
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