Un museo al Magazzino 18 per ricordare l’Esodo
«Mettere in sicurezza l’edificio, creare un percorso con pannelli esplicativi, postazioni multimediali e un bookshop dedicato alla letteratura scientifica e divulgativa sull’argomento che sono i requisiti minimi per creare un percorso museale moderno e capace di coinvolgere il visitatore». Lo chiede Renzo Codarin, presidente dell’Associazione nazionale Venezia GIulia e Dalmazia riguardo al Magazzino 18 del Porto vecchio. «Le fortune emporiali di Trieste - sottolinea Codarin - sono partite da questi edifici, ma non solo la storia economica o i vincoli architettonici che tutelano le palazzine impreziosiscono il sito. Il Magazzino contrassegnato dal numero 18 è infatti luogo della memoria degli esuli istriani, fiumani e dalmati e gode ormai di fama e di visibilità nazionali grazie allo spettacolo di teatro civile interpretato da Simone Cristicchi e diretto da Antonio Calenda. Le sedie e le masserizie lì accatastate sono frammenti di un tessuto sociale lacerato, uno spaccato della quotidianità delle genti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia prima che i massacri nelle Foibe di chi rappresentava l’italianità, le deportazioni in Jugoslavia di oppositori o presunti tali del regime comunista di Tito e l’esodo del 90% dei nostri connazionali spopolassero e snaturassero un territorio. L’Istituto regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste e le associazioni dell’esodo giuliano-dalmata sono gli interlocutori privilegiati da coinvolgere in una conversione museale del Magazzino 18 e nella riorganizzazione espositiva dell’immenso materiale qui confluito. Il limitrofo Silos, il quale fu Centro di Raccolta Profughi e il monumento ai 350.000 esuli istriani, fiumani e dalmati possono completare un percorso tematico che poi può proseguire con il Campo Profughi di Padriciano e la Foiba di Basovizza».
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