Un mese blindato: dalla scuola ai negozi, dai locali agli spostamenti ecco le regole del nuovo Dpcm in vigore fino al 6 aprile

Gente fuori dai bar a Trieste (Silvano)
Gente fuori dai bar a Trieste (Silvano)

ROMA Il presidente Mario Draghi ha firmato il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che detta le misure di contrasto alla pandemia e di prevenzione del contagio da Covid 19. Il Dpcm sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile 2021. Resta il sistema dei colori per le Regioni, resta il sistema delle zone rosse localizzate, resta la misura estrema della chiusura delle scuole. Con un però: per un mese chiuderanno automaticamente solo gli istituti in zona rossa o nei quali si registrino 250 contagi ogni centomila abitanti nell’arco di sette giorni. Ai governatori resta la facoltà di chiudere anche in zona arancione e gialla.

Ecco punto per punto le regole del nuovo Dpcm in vigore dal 6 marzo al 6 aprile.

SPOSTAMENTI

Fino al 6 aprile non ci si potrà ancora muovere da casa a partire dalle 22 e fino alle 5 del mattino, salvo per motivi di lavoro, salute o impellenti necessità, come dover prestare assistenza a un genitore solo e non autosufficiente. Nelle regioni rosse non si potrà più andare a far visita una volta al giorno a parenti e amici. L’opportunità resta invece per chi abita in regioni gialle o arancioni, sempre nel limite di due persone accompagnati al massimo da due minori di 14 anni o disabili a carico. Continuano ad essere vietati gli spostamenti fuori regione anche nelle aree gialle, mentre in quelle arancioni il limite resta quello del comune e nelle zone rosse quello della porta di casa. Sempre con le solite eccezioni dei motivi di studio, lavoro, salute o impellenti necessità. Per chi è stato in Brasile nei 14 giorni precedenti il 6 marzo è consentito rientrare in Italia per raggiungere domicilio, abitazione o residenza dei figli minori.

SECONDE CASE

Almeno fino a che restano pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio fanno fede le risposte alle Faq, quindi resta la deroga che consente di raggiungere anche quelle fuori regione, salvo quelle collocate in fascia rosso lockdown. Anche dove i governatori hanno adottato misure più restrittive da arancione scuro, come nella provincia di Bologna le seconde case restano off limits. Nelle seconde dimore anche quelle in zona rossa, si può comunque andare per eseguire lavori di riparazione urgenti. Nella seconda abitazione possono andare solo i componenti dello stesso nucleo familiare, non altri parenti e amici. È considerata seconda casa anche quella presa in affitto, purché il contratto sia stato sottoscritto prima del 14 gennaio scorso. E comunque dalla deroga sono esclusi gli affitti brevi.

SVAGO E CULTURA 

Per cinema, teatri e sale da concerto la riapertura è fissata nel nuovo Dpcm per il 27 marzo nelle sole regioni gialle, mentre nelle bianche (per ora solo la Sardegna) si può riaprire subito. In sala però si potrà occupare al massimo un posto ogni quattro, con un massimo di 200 spettatori al chiuso e 400 all’aperto. In entrambi i casi sempre con mascherina tirata su e rispettando le regole del distanziamento sociale. Sempre il 27 marzo riaprono anche nei giorni festivi musei, mostre e parchi archeologici, con obbligo di prenotare telefonicamente oppure online almeno il giorno prima dell’evento a cui si vuole partecipare. E così come già avviene durante la settimana le presenze restano contingentate. Ancora chiusi restano piscine, palestre e impianti sciistici.

BAR E RISTORANTI

Nonostante il pressing delle regioni per farli riaprire la sera, bar e ristoranti, così come pub, gelaterie e pasticcerie dovranno chiudere i battenti alle 18 in tutta Italia, esclusa per ora la “bianca” Sardegna. In zona rossa e arancione restano chiusi tutto il giorno. Nelle regioni gialle possono restare con le saracinesche alzate dalle 5 del mattino alle 18. Resta il divieto di asporto dai bar dopo le sei del pomeriggio, che è invece consentito fino alle 22 dalle enoteche e dai negozi che vendono bevande nelle zone gialle ed arancioni. Ma per impedire che il servizio “a portar via” si trasformi, come è già stato, in una scusa per prolungare fuori dai locali gli happy hour resta la norma che vieta di consumare cibi e bevande davanti ai locali. Nessun limite per le consegne a domicilio, consentite anche nelle regioni rosse.

NEGOZI E PARRUCCHIERI

Dal 6 marzo e fino al 6 aprile nelle regioni in fascia rossa non si potrà più andare nemmeno a dare una sistemata ai capelli dal barbiere e dal parrucchiere, che assieme a tutti gli altri esercizi che offrono servizi alla persona resteranno tutto il giorno chiusi, andando a fare compagnia agli altri negozi. Ad eccezione di quelli che vendono beni essenziali, come alimentari, farmacie, parafarmacie, edicole, tabaccai, ferramenta oppure ottici, informatica, telefonia, profumerie, intimo, abbigliamento per bambini, giocattoli, librerie e fiorai. In zona arancione e in zona gialla i negozi continuano ad essere tutti aperti. I centri commerciali sono chiusi, invece, nei giorni festivi e prefestivi, anche se al loro interno possono restare aperti gli esercizi che vendono beni essenziali. Nelle zone bianche infine riapre tutto.

SCUOLA

La chiusura dalle materne ai licei sarà automatica nelle regioni rosse. Dubbi invece sulle chiusure in quelle aree delle regioni arancioni o gialle, proclamate dai governatori rosse o arancioni perché la circolazione delle varianti è più forte e la crescita dei contagi pure. Secondo il ministero dell’istruzione in questi casi è il governatore a decidere. Per il dicastero della Salute invece la serrata scatterebbe in automatico. E in effetti all’articolo 21 comma 2 si specifica che la chiusura di tutte le scuole «è disposta» dai presidenti delle regioni, «nelle aree anche in ambito comunale» nelle quali gli stessi «abbiano adottato misure stringenti di isolamento in ragione della circolazione di varianti».

Una differenza non da poco, perché nell’interpretazione del dicastero di Speranza le chiusure scatterebbero in automatico in tante provincie e comuni dove una maggiore stretta c’è stata o ci sarà, magari senza portare tutta la didattica a distanza. Le stesse chiusure “possono” invece essere adottate dalle regioni nelle zone gialle o arancioni dove si supera la soglia dei 250 contagi settimanali ogni 100mila abitanti, fissata come limite di sicurezza dagli esperti del Cts e riportata di sana pianta nel Dpcm. L’obbligo non c’è, ma fanno sapere dalla Salute che le mancate chiusure al superamento di quel parametro dovrebbero essere poi giustificate dai governatori. Sopra il limite di guardia sono già 24 provincie e altre 20 si stanno avvicinando alla soglia. —

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