Un marchio unico made in Fvg per le birre artigianali regionali
A tutta birra! Potrebbe suonare così lo slogan della campagna di promozione della produzione di birra artigianale del Friuli Venezia Giulia, dove una proposta di legge regionale intende creare un marchio unico dei produttori e prevedere finanziamenti per l'acquisto di attrezzature.
La proposta di legge è stata appena depositata dai consiglieri del Partito democratico e dei Cittadini (Enzo Marsilio, Daniele Gerolin ed Emiliano Edera), ma ha trovato sponda anche nel centrodestra, con l'appoggio di Autonomia responsabile.
Tutti convinti dell'importanza di sostenere finanziariamente i circa trenta birrifici artigianali attualmente in attività: difficile una quantificazione precisa, «perché ogni giorno nasce qualcosa di nuovo all'interno di un movimento molto vitale negli ultimi anni», spiega Severino Garlatti Costa, presidente dell'Associazione artigiani birrai del Fvg.
La politica regionale vuole dunque sostenere la produzione di bionde, lager, pils, rosse, scure, doppio malto, ale, non filtrate e quant'altro viene realizzato a base di malto, luppolo e orzo dagli artigiani locali della birra, che oggi offrono un prodotto qualitativamente superiore a quello industriale.
Da alcuni anni i consumatori si mostrano particolarmente ricettivi alle birre artigianali, ormai ospiti fisse in supermercati e negozi appositamente dedicati.
Che la birra piaccia, non è d'altronde una novità: si tratta della bevanda alcolica più bevuta al mondo, con 2 miliardi di ettolitri trangugiati ogni anno. In Italia il consumo pro capite è di 30 litri all'anno: molto lontano dai 144 della Repubblica Ceca, dagli oltre 100 di Austria e Germania, dai 66 dell'Inghilterra, che guidano le classifiche europee.
La produzione della Penisola ammonta a 13 milioni di ettolitri all'anno, in un contesto dominato da poche multinazionali e in cui la birra artigianale occupa solo il 3% del mercato. I produttori di quest'ultima sono circa 900 in tutto il Paese, divisi fra brew-pub (dove si fa produzione e mescita), microbirrifici (dove si produce e distribuisce), agribirrifici (che coltivano anche parte delle materie prime) e brew-firm (produttori che birrificano con propria etichetta in strutture messe da altri).
Un mondo variegato, che la proposta di legge vuole aiutare a consolidarsi, «favorendo identificazione e tutela della birra artigianale di questa regione e incentivando la creazione di nuove imprese, meglio se a conduzione femminile e giovanile», come spiega Emiliano Edera. L'impegno è quello di investire alcune centinaia di migliaia di euro su aziende che stanno mostrando fatturati in crescita e che si vuole pertanto aiutare a meglio collocarsi sul mercato locale e nazionale.
«Le nostre birre sono ricercate, conosciute e apprezzate - continua Edera - e per questo vogliamo una legge che sostenga la promozione del prodotto del territorio e ne incentivi la produzione».
La bozza di legge prevede allora la creazione di un marchio collettivo che identifichi chiaramente prodotti e produttori, accompagnato dall'istituzione di un apposito registro dei birrifici. La promozione del marchio sarà affidata all'Ersa, che già si occupa di spingere la produzione vitivinicola regionale.
L'altro asse della legge è il supporto all'innovazione delle lavorazioni, con finanziamenti ad hoc per l'acquisto di macchinari e la formazione degli operatori. Come spiega Marsilio, «verranno usati i capitoli di spesa già previsti per il sostegno alle aziende artigiane, ma chi investe nella filiera della birra potrà contare su punteggi aggiuntivi nelle graduatorie. Vogliamo favorire la nascita e lo sviluppo di aziende in un segmento in grande crescita, che permetterà inoltre di avviare interessanti filiere produttive in campo agricolo».
Garlatti Costa è ovviamente felice dell'iniziativa: «Il nostro settore è fatto da produttori molto piccoli, che spesso lavorano senza dipendenti o con un paio di collaboratori al massimo. Siamo artigiani, con problematiche diverse da quelle dell'industria, impegnati quasi totalmente sulla fase di produzione e distribuzione. La nostra associazione è nata due anni fa proprio per avere più forza e maggiori occasioni di promozione, fornendo alle istituzioni un unico interlocutore».
Secondo il presidente dei birrai regionali, «uno dei problemi centrali è proprio quello della promozione, su cui si è fatto molto meno di quanto avvenuto per il vino o l'olio. Speriamo che le cose cambino, perché anche la birra può diventare parte integrante delle politiche con cui la Regione sta incentivando il turismo enogastronomico e i percorsi legati alle produzioni locali. Anche per questo vogliamo passare dalla mera produzione alla ricettività, per offrire spazi adeguati a chi ci viene a visitare e intende degustare i nostri prodotti».
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