Un malore stronca Pino Suplina podista e organizzatore di gare
Ha cenato e subito dopo si è seduto sul divano. Dal quale però non si è più alzato. È morto così Giuseppe Suplina, per tutti Pino, infaticabile organizzatore di eventi podistici lungo tutta la provincia di Trieste, già corridore di buon livello e socio del negozio Track and Fields di Basovizza.
In pensione da anni dal suo lavoro di bancario, Suplina aveva dedicato anima e corpo al podismo e al ciclismo. Tanto da aver concluso il suo percorso terreno a poche ore dalla sua ultima “sgambata”: un centinaio di chilometri mattutini, prima di recarsi al negozio gestito dal suo socio Stefano Bevilacqua. Dov’è rimasto fino a poco prima delle 20, intento a organizzare la sua ultima fatica, quella Kokos Trail che come ogni anno si svolgerà a inizio primavera attorno al monte Cocusso. Vicepresidente della società S.Po.R.T. (Società podistiche riunite Trieste), una realtà che racchiude le società storiche del settore della provincia di Trieste, presidente dell’asd Running World, corridore e socio fondatore assieme a Bevilacqua del negozio Track and Fields di Basovizza, del quale continuava a gestire l’amministrazione: questo, in breve, il profilo di Pino Suplina, 70 anni compiuti lo scorso novembre, tracciato dal suo socio e amico Stefano Bevilacqua. «Usciva in bici praticamente ogni giorno – racconta Bevilacqua –, ci teneva così tanto a tenersi in forma che curava ogni dettaglio della propria dieta, tanto da concedersi difficilmente a un bicchiere, fosse solo per un brindisi».
Organizzatore infaticabile di ogni evento che prevedesse la possibilità di indossare le scarpette da running, Suplina era conosciuto anche per essere stato, in passato, uno dei primi triestini ad aver partecipato alla Maratona di New York. «Aveva fondato la Running World – ricorda Graziano Ferlora –, società che organizza il trofeo Provincia di Trieste assieme a Evinrude e il trofeo No Stop Viaggi, oltre alla Kokos Trail. Era sano come un pesce – aggiunge – e non riusciamo ancora a capacitarci del fatto che non ci sia più. Le gare che stava organizzando le faremo lo stesso, proprio come avrebbe voluto lui, anche se senza Pino diventerà tutto molto più difficile».
Un amore, quello di Suplina per lo sport, che non conosceva limiti. «Da alcuni anni non poteva più correre a certi livelli a causa di qualche acciacco muscolare – ricorda di nuovo Bevilacqua – ma la cosa non l’aveva frenato e allora si era gettato nel ciclismo, sia di strada che mountain bike. Forse il suo unico errore è stato quello di non rendersi conto che l’età avanzava, come per tutti noi, dimenticandosi dei propri limiti. Noi sportivi ci sentiamo sempre giovani ma forse a volte dobbiamo misurarci di più con lo specchio e con la carta d’identità». —
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