Un investitore unico per il Porto vecchio di Trieste
TRIESTE Il Comune conta di trovare un investitore unico per il Porto vecchio entro il 2023. È la principale novità emersa durante la presentazione dei progetti per l’antico scalo, tenuta ieri in Consiglio comunale dall’assessore Everest Bertoli in vista della fiera dell’immobiliare di Cannes: il clima della seduta, prevedibilmente, è stato arroventato dall’imminente voto regionale.
Porto vivo
Bertoli ha preso la parola per illustrare “Porto vivo”, ringraziando il cda del Consorzio Ursus (presieduto dal dirigente Giulio Bernetti, affiancato da Sandra Primiceri per l’Adsp e Luciano Zanelli per la Regione Fvg): «Collaboriamo assieme al futuro di una delle aree più affascinanti del Mediterraneo».
L’assessore ha presentato gli interventi in corso («Quest’anno completiamo l’80% dell’infrastrutturazione del Porto vecchio») e quelli pianificati, chiarendo infine l’approccio del Comune alla vendita: «Perseguiremo l’alienazione in un blocco unico – ha affermato – perché ci permetterà di evitare errori. Una regia unica, poi, ci consentirebbe il coinvolgimento dei 50 piccoli investitori già manifestatisi». L’obiettivo? «Trovare il contraente entro il 2023»: l’ente auspica di farlo alla fiera internazionale di Cannes, dal 13 al 17 marzo.
Il dibattito serrato
Serratissimo il dibattito, troppo per riportarlo integralmente. Dopo le scintille iniziali sulla convocazione della seduta (troppo a ridosso del voto per le forze d’opposizione), il forzista Alberto Polacco ha rivendicato la guida comunale del Consorzio e «la volontà di arrivare a un unico investitore». Per il collega Michele Babuder importante «la restituzione del fronte mare» alla città e il coinvolgimento delle associazioni sportive. La pentastellata Alessandra Richetti ha elencato per punti numerose domande, chiedendo poi cosa ha predisposto il Comune, visto che «sarà un’area soggetta a penetrazione del mare con i cambiamenti climatici».
Il leghista Stefano Bernobich ha sottolineato «l’importanza della rinuncia di Greensisam alla concessione». Per Riccardo Laterza di Adesso Trieste, tra le altre cose, «il mancato trasloco dell’Ogs è un brutto segnale per il futuro della città, come qualche anno fa il no all’Icgeb. Sono questi gli investimenti pubblici produttivi, non certo il trasferimento della Regione». La dem Laura Famulari ha lamentato che «non sono chiari i criteri con cui verranno alienati i beni, qual è la visione complessiva dell’area e quali sono gli interventi necessari affinché alcune aree della città non si depauperino ulteriormente».
Così Francesco Russo (Pd): «L’area rinasce non con soldi pubblici ma con investimenti privati che portano posti di lavoro e ricchezza. A Trieste fino ad oggi non si è visto nemmeno un centesimo». E Giulia Massolino di At: «Ci auguriamo che l’ovovia resti solo un disegno impreciso di cui sorrideremo con le generazioni a venire». Alberto Pasino (Lista Russo) ha osservato che al potenziale investitore unico vanno posti «limiti corretti» per indirizzare lo sviluppo. Corrado Tremul di Fratelli d’Italia ha rilevato che «con tanti edifici vuoti in città mi pongo anch’io qualche domanda», ma al contempo ha chiesto un approccio con «meno negatività» dall’opposizione. Sono seguite le repliche di Bernetti e Bertoli
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