Un investigatore privato in Porto a Trieste: così Adriafer licenzia due dipendenti

I lavoratori, tra cui un ex dirigente Clpt, cacciati per assenteismo
Diego D’amelio

TRIESTE Adriafer licenzia due lavoratori per assenteismo. La decisione arriva dopo mesi di indagini interne ed è confermata dalla società che gestisce le manovre ferroviarie nel porto di Trieste. I dipendenti sono stati sanzionati per aver abbandonato ripetutamente i turni di notte anzitempo. Continuano le tensioni scoppiate dentro alcune imprese dello scalo dopo le manifestazioni no Green pass di ottobre: i due licenziamenti arrivano dopo i quattro già decisi dall’Agenzia per il lavoro portuale, gli esposti in Procura e decine di sospensioni attuate dalla stessa Adriafer e da Trieste Marine Terminal.

Fonti sindacali riferiscono che Adriafer ha ingaggiato un investigatore privato per controllare il rispetto dell’orario di lavoro dei due dipendenti, cui è stato alla fine contestato di aver ripetutamente cessato prima del tempo il turno di notte per tornare a casa. I lavoratori della società ferroviaria non hanno obbligo di timbratura del cartellino. Da Adriafer non arrivano commenti. L’ad Maurizio Cociancich preferisce non parlare, ma dall’impresa fanno sapere che i licenziamenti sono stati decisi nei giorni scorsi, senza alcun collegamento con le misure disciplinari assunte contro gli aderenti alla mobilitazione del 15 ottobre.

Nessuno dei sindacati ha finora sollevato il caso. Neppure il Clpt, di cui uno dei due lavoratori è dirigente e che è stato disconosciuto nella rappresentanza da tutte le imprese del porto dopo il blocco del varco 4. Fra le organizzazioni dei lavoratori c’è imbarazzo e nessuno parla volentieri. Dietro assicurazione dell’anonimato, un dirigente sindacale racconta di un «clima di guerra», facendo riferimento agli strascichi seguiti alle proteste no pass. Fra i sindacalisti c’è chi ritiene che l’assenteismo, se dimostrato, non abbia scusanti, ma c’è anche chi nota che «in porto vale la regola del “fine nave”: quando non c’è più niente da fare si va a casa col turno pagato, in accordo col datore di lavoro».

Considerazioni fatte a microfoni spenti. Davanti a quelli accesi sono disposti a mettersi in pochi. La Cgil esprime con Paolo Peretti «grande solidarietà umana alle persone e confido che possano dimostrare la loro correttezza. Speriamo che Adriafer non assuma una misura terminativa». Sasha Colautti (Usb) dice che «già nelle scorse settimane avevamo invitato l’Autorità portuale a convocare un tavolo con le aziende in merito alla questione disciplinare in porto. Abbiamo superato un periodo di grande tensione tra le maestranze e, al di là della legittimità o meno dell’iniziativa disciplinare delle aziende, riteniamo non si possa puntare alla normalità se non si ricostruisce il confronto». Il Clpt non rilascia dichiarazioni e anche il presidente dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino sceglie il silenzio.

Dopo una lunga stagione di pace sociale inaugurata da D’Agostino e dall’ex segretario generale Mario Sommariva, oggi in porto il clima è cambiato e da mesi si susseguono provvedimenti disciplinari da parte delle società pubbliche e private che vi operano. La scelta del Clpt (negli ultimi anni il sindacato più rappresentativo sui moli con quasi 300 iscritti), di protestare a oltranza contro l’obbligo di tampone per lavorare; lo sgombero del varco 4 da parte della polizia; le minacciate dimissioni di D’Agostino; l’esclusione del Coordinamento dei lavoratori portuali dai tavoli di trattativa: sono i passaggi che rompono un sistema che fino a ottobre era stato capace di lavare i panni sporchi in famiglia e che aveva messo alle spalle una lunga fase di conflittualità precedente.

Ne sono seguiti quattro licenziamenti da parte dell’Agenzia per il lavoro portuale, gli esposti alla Procura di Adriafer e Tmt per false attestazioni di malattia durante le manifestazioni (le indagini sono in corso) e le sospensioni fino a sette giorni, che la società ferroviaria e quella che gestisce il Molo VII hanno comminato a 40 lavoratori aderenti allo sciopero, riconosciuto come irregolare dalla Commissione di garanzia, che non ha tuttavia applicato sanzioni dirette al Clpt, non considerando i porti come servizi essenziali. —

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