«Un incidente, due famiglie distrutte»
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SAVOGNA. «Posso solo dire che è stato un incidente. Mio padre, a 75 anni, non si aspettava di dover vivere una cosa del genere: è sotto choc. Non è più quello di prima. Ha perso un amico, un caro amico di famiglia». Devid Umar ha modi gentili e disponibili, ma la tragedia avvenuta martedì all’interno dell’aeroporto “Duca d’Aosta” ha inevitabilmente scosso anche lui e non se la sente di ricostruire i fatti che hanno portato all’incidente costato la vita al sessantaduenne sloveno Milovan F.. A uccidere l’uomo - residente a Merna - è stata la macchina voltafieno collegata al trattore su cui si trovava proprio il padre. Saverio Umar è ora indagato dalla Procura della Repubblica di Gorizia per omicidio colposo. «È meglio che parliate con l’avvocato», è l’invito dell’amministratore della cooperativa che ha in appalto lo sfalcio dell’erba all’interno dell’aeroporto di via Trieste. Sul fatto che la vittima sia morta all’istante a causa del violento trauma subito alla testa non sembrano esserci dubbi da parte di nessuno, ma questa mattina alle 12 verrà in ogni caso eseguito all’ospedale di Gorizia l’esame necroscopico sulla salma del sessantaduenne sloveno.
All’autopsia parteciperanno di certo i legali della parte lesa (avvocato Marco Mizzon per la vedova e avvocato Stefano Tigani per il figlio), ma molto probabilmente non ci sarà quello della difesa. «Le cause del decesso sono evidenti, non c’è molto da dire – spiega in proposito l’avvocato Dario Obizzi -. Ciò che bisogna capire è cosa è successo e perché entrambi si trovassero lì in quel momento». Nella parte dell'aeroporto dove è avvenuto l’incidente, al momento della tragedia l’erba risultava falciata di fresco e non c’era dunque alcun motivo che giustificasse la presenza in quel luogo della macchina voltafieno. Secondo le prime ricostruzioni Saverio Umar avrebbe acceso il trattore attivando in quel modo anche il meccanismo del rimorchio e, a quel punto, le raggiere delle pale si sarebbero messe automaticamente in moto, cominciando a girare velocemente. Il sessantottenne di Merna si trovava però nel campo d’azione del macchinario e non ha potuto fare niente per evitare d’essere colpito alla fronte. Il decesso sarebbe stato istantaneo. In questo contesto, Obizzi ricorda tuttavia che Saverio Umar è in pensione, che Milovan F. non era dipendente del Centro zootecnico goriziano e che il trattore non era nemmeno intestato all’azienda di Savogna d’Isonzo titolare dello sfalcio. «Attendiamo gli atti della procura per fare chiarezza», dice il difensore che, in particolar modo, vuole capire i motivi per cui, alla luce di quanto evidenziato, sia stata chiamata in causa dalla Procura anche la cooperativa amministrata dal figlio dell’indagato.
«Si tratta di un soggetto estraneo – dice -. L’azienda non c’entra nulla. Mi auguro che sia solo un atto di garanzia legato al fatto che ci sono di mezzo un appalto e un rapporto di parentela con chi ha acceso il trattore». Al di là della vicenda giudiziaria, tra Savogna e Merna rimane lo sgomento per una disgrazia che ha distrutto due famiglie. Milovan F. viene descritto come una persona sempre pronta a dare una mano a tutti. Era un uomo infaticabile, oltre ad essere un amico degli Umar. «Ora il problema è andare avanti perché lavoriamo schiacciati da un senso d’angoscia», ha quindi sottolineato all’esterno dell’azienda Devid Umar.
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