Un immobiliarista veneto in pole per salvare la pasticceria Pirona di Trieste
TRIESTE C’è un barlume di speranza per l'antica Pasticceria Caffè Pirona. Da alcune settimane è stata avviata una concreta trattativa per l’acquisto dello storico locale che, dal 28 febbraio scorso, è sottoposto a vincolo di tutela da parte della Soprintendenza dei Beni e delle Attività culturali. A farsi avanti, e a mettere sul tavolo una proposta economica che potrebbe incontrare le esigenze della proprietà, è stato un imprenditore veneto che opera nel campo immobiliare. Raccolta la storia di quel locale, preso atto dell’interesse che Trieste ha dimostrato nei suoi confronti e ritenuta come congrua la richiesta economica avanzata per quei 180 metri quadrati in centro città, l’imprenditore ha preso contatti con Unicredit Leasing e le agenzie immobiliari messe in campo per la cessione della pasticceria. E due settimane fa è scattato pure il sopralluogo nel locale di largo Barriera.
A confermare l’interesse è la stessa proprietà dell’immobile. «UniCredit Leasing - dichiara apertamente la società - conferma l’esistenza di trattative in corso per la cessione, e la susseguente valorizzazione, degli spazi della Pasticceria Pirona di Trieste. Si conferma inoltre che tutte le controparti con le quali UniCredit Leasing sta dialogando sono consapevoli dell’obbligatorietà del rispetto dei vincoli esistenti sull’asset e sulle strumentazioni presenti in loco».
Il progetto dell'imprenditore veneto punta a conservare la parte riservata alla vendita e a creare delle salette da tè nella parte retrostante, quella un tempo utilizzata come laboratorio. La produzione avverrebbe altrove. L'intenzione dell'imprenditore è poi quella di trovare un gestore-pasticcere, che porti avanti l'attività valorizzando i prodotti tipici locali.
Se da un lato c'è la volontà dell'imprenditore, dall'altra ci sono però una serie di vincoli che rendono delicata la trattativa. Al costo dell'immobile che supera i 200 mila euro, vanno aggiunti i 38 mila euro richiesti per rilevare gli arredi ora di proprietà della Fondazione CRTrieste. La stessa che, comunque, sarebbe disponibile ad agevolare al massimo le trattative e a trovare eventualmente anche una soluzione vantaggiosa sulle modalità di pagamento del mobilio.
I vincoli posti dalla Soprintendenza però non pesano solo sull'immobile e sugli arredi mobili e fissi, ma anche su alcuni macchinari sistemati nel laboratorio, ritenuti elementi di notevole interesse per la storia dell'evoluzione tecnica: un forno, un gruppo di frigoriferi Bosch e un'impastatrice che, secondo Palazzo Economo, dovrebbero di fatto restare in quel laboratorio. Il papabile acquirente ha avanzato alla Soprintendenza la richiesta di poter spostare o separare i mobili sistemati nella parte antistante, quella riservata alla vendita. L'intenzione è creare un varco che consenta un collegamento diretto tra il negozio e il laboratorio, da trasformare appunto almeno in parte in sala da tè.
Va detto poi che il locale, tra l'altro privo di riscaldamento e di servizi igienici - c'è solo un bagno alla turca al quale si avvede da una corte interna -, necessita di un importante restiling. Per acquistarlo all’imprenditore servono garanzie, anche relative alla disponibilità della Soprintendenza a concedere qualche intervento in grado appunto di rendere quell’esercizio commercialmente efficiente. Certi limiti, fanno notare alcuni addetti ai lavori, vanno a cozzare con le soluzioni tecniche richieste anche dalle norme sanitarie e sulla sicurezza.
Il verdetto sul futuro della pasticceria, in ogni, caso, potrebbe arrivare tra qualche settimana. Negli ultimi mesi altri imprenditori hanno bussato alla porta di Unicredit Leasing per avere informazioni e valutare l'affare. Tra loro i fratelli Maritani, titolari della nota pasticceria di Staranzano. «Siamo interessati alla piazza di Trieste - spiega Sandro Maritani - e quel locale con la sua storia ci sembrava un' ottima opportunità ma ci siamo trovati difronte a troppe difficoltà: per salvare Pirona serve un complesso compromesso tra il rispetto per la storia e le esigenze di renderlo funzionale». L'interesse non si limita alla pasticceriam ma ruota anche attorno anche a dei particolari macchinari, come ad quello per fare il torrone, che la famiglia De Marchi ha portato via prima che il locale venisse vincolato e per i quali sta ricevendo alcune offerte economiche.
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