Un gruppo d’aiuto ai clochard “ispirato” dalle gesta di Polidori

TRIESTE A Modena è nato un gruppo solidale con i clochard, ispirato al vicesindaco di Trieste Paolo Polidori. Suona strano, ma è esattamente così. È passato poco più di un mese da quando l’assessore alla Sicurezza del capoluogo giuliano ha gettato nelle immondizie i pochi averi del senzatetto romeno Mesej Mihaj. Come tutti ricorderanno, il gesto aveva finito per scatenare attorno a Polidori una vera e propria bufera mediatica, la cui eco è stata di livello non solo nazionale ma addirittura internazionale.
Ebbene, nel trambusto di quei giorni c’è stato anche chi dall’azione del nostro vicesindaco ha preso spunto, per dare vita a un’iniziativa di segno opposto. Si tratta di due ragazze, Rossella Giulia Caci e Chiara Ciccia Romito, che vivono appunto nella città emiliana. Appresa la notizia proveniente dal Friuli Venezia Giulia, hanno deciso di usare i social per lanciare una raccolta solidale di indumenti, da inviare a Nordest. Nel giro di ventiquattr’ore hanno racimolato un centinaio di coperte. Ma l’iniziativa non è morta lì. Tanto che oggi ad aiutarle ci sono circa quaranta persone, riunite in un gruppo che si chiama “La voce degli ultimi”:
«Se tutto questo oggi esiste - spiega Rossella -, è proprio grazie al vicesindaco di Trieste. Quando abbiamo sentito che non solo aveva gettato le coperte di un clochard nella spazzatura ma se n’era addirittura vantato, abbiamo provato disgusto. Ci è sembrato un atto inaccettabile, da parte di qualcuno che rappresenta le istituzioni. E soprattutto ingiusto: non bisogna prendersela con gli ultimi. Se ci sono problemi legati alla presenza di persone senza fissa dimora, allora che si amplino i dormitori, che si aprano le docce pubbliche: questo è ciò che ci si aspetterebbe da un amministratore, al di là del suo colore politico».
Di lì, come detto, l’idea della raccolta di coperte. Tramite il tam tam su Facebook, nel solo giro della prima giornata ne hanno messe assieme circa cento. «Le prime venti le abbiamo mandate alla Comunità di Sant’Egidio di Trieste, proprio come segno di solidarietà a seguito del gesto di Polidori - prosegue la giovane -. Ovviamente, dopo aver chiesto alla Comunità quale fosse il suo fabbisogno. Quelle avanzate sono finite un po’ alla Croce Rossa di Modena, un po’ a Bologna. In seguito l’iniziativa è cresciuta sempre di più, con tantissime adesioni. Nel giro di una settimana siamo diventati quindici. Oggi invece siamo addirittura in quaranta persone».
Il nostro è un gruppo spontaneo, nato dal basso: per coordinarci usiamo una chat di Whatsapp, che abbiamo chiamato “La voce degli ultimi”. Al suo interno c’è chi fa già parte del mondo dell’associazionismo e chi prova a fare gesti solidali per la prima volta. E persone continuano ad aggiungervisi. Speriamo che vada avanti».
Il caso vuole che, proprio mentre parla al telefono con Il Piccolo, Rossella stia andando proprio a prendere delle nuove coperte. «Cerchiamo di aiutare i clochard non solo di Modena ma anche del bolognese -conclude la ragazza -. Tra di noi ci sono persone di tutte le età. Ci sono inoltre avvocati, ingegneri e professionisti di vario tipo, che possono dare ai senzatetto consigli e indicazioni pratiche. Ovviamente facciamo anche il gesto concreto di donare le coperte. Quando accade, i volontari che hanno figli spesso portano con sé i bambini. In questo modo si rompe l’imbarazzo, da parte dei clochard, e si crea un legame umano: noi ascoltiamo le loro storie, cerchiamo di capire quali siano i loro reali bisogni. Il desiderio di molti senza tetto, ad esempio, è quello di potersi lavare, radere, rendere presentabili per un colloquio di lavoro. Il nostro vuole essere un gesto di solidarietà e di resistenza civile. Non voglio stare accanto a persone disumane: non è il mondo, non è il futuro che voglio».
Il post del leghista Polidori, come noto, risale ai primi di gennaio: «Sono passato in via Carducci - aveva scritto il vicesindaco in quell’occasione -, ho visto un ammasso di stracci buttato a terra; non c’era nessuno, quindi presumo fossero abbandonati: da normale cittadino che ha a cuore il decoro della sua città li ho raccolti e li ho buttati, devo dire con soddisfazione, nel cassonetto: ora il posto è decente. Il segnale è: tolleranza zero!». —
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