«Un gioco da ragazzi gabbare il saggio»
TRIESTE. Andro Merkù se ne esce con la voce di Margherita Hack da più di vent’anni. «Alle spalle c’è la gavetta, anche dura, in locali belli e brutti, in teatri grandi e piccoli», racconta l’imitatore triestino il giorno dopo lo scherzo telefonico di cui parla tutta Italia: una finta Hack che, sulle frequenze di Radio 24, il programma è “La zanzara” di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, beffa uno dei dieci saggi di Napolitano, l’ex presidente della Consulta Valerio Onida, e gli fa dire, di sé e degli altri nove, «siamo inutili». Un colpo da maestro che bissa un’altra recente “magata” con un falso Nichi Vendola che inganna Francesco Campanella del M5s.
Ci ha preso gusto?
È un momento con tante cose: entusiasmo, preoccupazioni, speranze. È gratificante e adrenalinico.
Le sue imitazioni diventano un caso politico.
Ne parlo proprio stasera con Cruciani e Parenzo da Luca Telese a “In Onda” su La7. Restano in ogni caso solo imitazioni. Come quelle già riuscite in passato, sempre a “La zanzara” e con la voce della Hack, a Matteo Renzi e David Sassoli. E pure a Giancarlo Galan, ma con la voce di Giulio Tremonti.
Ha chiamato Renzi «pischello».
È stato il top non farsi riconoscere da un fiorentino imitando una fiorentina. Ma non è andata male neanche con Tremonti. Quello vero chiese alla direzione del Sole 24 Ore di specificare che a parlare con Cruciani non era lui.
Il ministro era divertito?
Non proprio.
Come nascono gli scherzi ?
Seguo le indicazioni di Cruciani, che ha peraltro l’abitudine di chiamarmi all’ultimo momento. Devo essere sempre pronto.
Le viene data carta bianca?
Il conduttore mi manda un testo, dopo di che si prova. Lo scherzo a Onida è venuto al primo colpo, ma non è sempre così. Abbiamo a lungo cercato in queste settimane i due capigruppo dei grillini ma non hanno mai risposto.
Dove si trovava quando l’ha chiamata Cruciani per la telefonata a Onida?
A Trieste, davanti al computer. Provavo papa Francesco.
Quanto le manca per perfezionarlo?
Un’imitazione si perfeziona sempre, non c’è mai un punto d’arrivo. Tra non molto sentirete il nuovo Papa.
Un altro personaggio in cantiere?
È il momento di Grillo. Ce l’ho nel sangue ma è ritornato attuale.
Com’è andata con il falso Vendola?
Non è la mia specialità e sembrava pure poco credibile la musica d’attesa del telefono del governatore. Eppure il senatore del M5s c’è cascato.
Con Onida ha dovuto improvvisare?
Lo si fa sempre. Ma il testo era preciso, ci ho aggiunto solo qualche parolina toscana.
Come ha conosciuto la redazione de “La zanzara”?
Senza che chiedessi alcunché, lo devo alla segnalazione del giornalista triestino Fausto Biloslavo.
La prima volta come andò?
C’era Telese e non Parenzo. Iniziai con Tremonti. Poi, dopo aver partecipato a uno spettacolo per il primo anniversario del Fatto Quotidiano, Cruciani mi ha chiamato e fatto collaborare più volte. Sono tre anni che lavoriamo assieme.
Da quanto tempo fa la Hack?
Da oltre vent’anni. Sono stato senz’altro il primo a farla.
È difficile?
No. L’ho riprodotta subito senza bisogna di studiare più di tanto.
Chi non le riesce bene?
Tanti. Ma quello che mi indispettisce di più è Furio Honsell. Mi ci sono impegnato, non mi viene proprio.
I migliori imitatori?
A Trieste, senza falsa modestia, ce ne sono due bravi: Flavio Furian e io siamo diversi ma il nostro lo facciamo. Mi piacciono poi molto Claudio Lauretta e David Pratelli.
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