Un gabbiano freddato da un colpo di carabina

Soccorso dai veterinari, le radiografie hanno poi svelato la presenza del proiettile fatale

Qualcuno a Trieste spara ai gabbiani con una carabina da aria compressa. Una cruda realtà scoperta dallo staff veterinario dell’Enpa che l’altro giorno è intervenuto per salvare uno dei poveri volatili della specie Larus cachinnans, recuperato in strada del Friuli e portato nella struttura di via Marchesetti dalla Polizia ambientale con una grave ferita all’ala sinistra. «Il gabbiano reale - riferisce Gianfranco Urso, presidente dell’Enpa - aveva perduto molto sangue dalla ferita esposta con osso spezzato. Il danno, in un primo momento, l’avevamo attribuito all’impatto con cavi aerei». Malgrado il primo intervento, l’uccello è morto. I veterinari dell’ente però erano rimasti perplessi dal tipo di ferita. Hanno così sottoposto la povera bestiola a delle radiografie per cercare di andare in fondo alla questione. E dalla lettura delle lastre è emersa l’amara sorpresa: «La frattura – spiegano all’Enpa - era stata cagionata da un proiettile calibro 4,5 sparato da pistola o carabina ad aria compressa di sufficiente potenza per fratturare l’osso e penetrare nella parte carnea dell’ala». Radiografia e proiettile sono conservati a disposizione della Polizia ambientale e degli inquirenti.

Un gesto crudele, di cui almeno «negli ultimi otto anni – ricorda Urso - non vi è memoria per gli animali di fauna selvatica ricoverati all’Enpa». «Questo – aggiunge - testimonia che vi sono persone che traggono soddisfazione dal ferire o uccidere una vita, compiendo non solo atti ignobili ma anche reati per i quali si spera possa esser irrogata la prevista sanzione di legge». È possibile che qualcuno prenda la mira cercando di colpire, come nel tiro al piattello, i gabbiani mentre volano. Come è probabile che ci sia qualcuno che utilizza questo strumento per allontanarli da un terrazzo o un tetto. Dal dicembre del 1999 la legge consente la libera vendita delle armi ad aria compressa ai maggiorenni, classificandole “a modesta capacità offensiva”. Le carabine o le pistole ad aria compressa in libera vendita e che sparano pallini in ferro o in piombo sono tutte di potenza inferiore a 7,5 joule. Non serve autorizzazione e neppure la successiva denuncia di possesso. Non possono però essere acquistate per corrispondenza, in quanto è necessaria l’identificazione personale dell’acquirente. E c’è pure chi le manomette e le potenzia. Si utilizzano di solito per il tiro al bersaglio. Sono simili a quelle utilizzate nei lunapark per colpire i palloncini o altri bersagli. Le forze dell’ordine hanno già sottolineato in altre occasioni la potenziale pericolosità di armi che possono arrecare seri danni anche se di energia inferiore a 7,5 joule. Soprattutto se colpiscono un occhio oppure raggiungono la tempia. In alcuni casi – e i fatti di cronaca italiana lo confermano – hanno procurato anche la morte.

Laura Tonero

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