Un flop l’asta della Biennale: vendute solo 6 opere su 65

Affollatissima la sala del Magazzino 26 dove si è tenuta l’asta: incassati 2150 euro su un potenziale economico di 414mila. Restano i debiti
Silvano Trieste 27/11/2011 Biennale Diffusa giornata conclusiva, l' artista Giordano Floreancig, getta le proprie opere in strada
Silvano Trieste 27/11/2011 Biennale Diffusa giornata conclusiva, l' artista Giordano Floreancig, getta le proprie opere in strada

di Gabriella Ziani

Clamoroso “flop” l’asta delle opere della Biennale all’atto della chiusura. Sei soli lavori, di bassissimo prezzo, di cui due foto e una sedia in legno, venduti per un incasso di 2150 euro, sulle 65 messe in vendita ieri pomeriggio al Magazzino 26, per un potenziale economico pari a 414 mila e 300 euro.

Nonostante la volonterosa azione della Stadion, che si è messa a disposizione destreggiandosi in un’organizzazione alquanto affrettata e nebulosa da parte di artisti e curatori, i triestini sono andati in massa a guardare chi mai avrebbe comprato, purtroppo ciascuno si specchiava evidentemente negli altri, e nessuno aveva adocchiato in catalogo la cosa da portarsi a casa. Di mani alzate nemmeno l’ombra fino al lotto 40. Una sfilza di “ritirato”, “ritirato”, “ritirato”, che a un certo punto è finito in tale brusio che la platea è stata richiamata.

Ma la folla c’era, eccome, nella sala convegni. Fuori parcheggi al completo, e anche nella mattina gli ultimi curiosi (si entrava gratis) hanno attraversato i saloni del Magazzino, dove peraltro erano state annunciate iniziative una dopo l’altra, nessuno però sapeva bene a chi toccasse dare il via, e soprattutto come, dove, a che ora veramente.

Il primo evento: a mezzogiorno la gettata dal terrazzo del terzo piano del “Patatrac” di Giordano Floreancig, cumulo di tele da distruggere, destinate al falò pomeridiano nel piazzale, cerimoniere Vittorio Sgarbi. Ma nulla è accaduto per oltre un’ora e mezza, perché il terrazzo del terzo piano era chiuso a chiave e nessuno sapeva in quali mani quella chiave fosse. Il tutto ha ritardato anche il «rebechin», che fino alle 13 aveva sede incerta: al piano, oppure in piazzale?

Così si è un po’ spenta anche l’attesa per il falò, perché l’arrivo di Sgarbi è stato annunciato per le 19, o forse per le 20, oppure 20.30 o più tardi ancora (il critico era in viaggio). Da qui un’altra conseguenza. A Floreancig non bastava mandare in fumo 150 tele d’autore, le sue, per i 150 anni d’Italia, voleva pure chiudere la cenere di risulta in barattoli vuoti di caffè, e mettere all’asta pure quelli. Siccome il fuoco è stato posticipato a ora da destinarsi, ecco l’annuncio: «Chi vuole prenotare un barattolo, al prezzo di 150 euro, dia l’indirizzo, gli verrà recapitato».

Va ben che l’arte non ha prezzo e che in barattolo d’artista è stato messo anche qualcosa di più memorabile, ma dietro le quinte è stata assai criticata questa sorta di corsa all’oro post-Biennale, e anche da alcuni l’asta stessa che non ha messo d’accordo nemmeno tutto lo staff organizzatore. «Quest’asta - ha detto Barbara Fornasir introducendo - che ha suscitato tante polemiche...». Il 20% del ricavato doveva andare alla Portovecchio, società di supporto alla Biennale per finanziare debiti pregressi, ci sono 30 mila euro da coprire. L’incasso però si ferma a 400 euro.

Un brusio ha accolto anche la notizia diffusa alla fine, e cioé l’invito ad aspettare Sgarbi fino alle 20, con offerta di caldarroste e vino. Meno malumore in Matteo Martinoli che ha venduto una scultura in legno a 350 euro, in Pierpaolo Mittica che ha piazzato la sua foto di minatori dell’Indonesia a 400, in Roberto Bilucaglia che per 1000 euro (il pezzo più caro tra i venduti) ha visto apprezzata la sua sedia ornamentale in legno, in Ruggero de Calò che per 800 euro ha venduto il suo quadro, in Daniel Romero Nieto che ha dato via per 350 un acrilico bianco e blu. L’unico ad aver goduto di un’offerta al rialzo è stato il fotografo Marino Sterle, assegnato a 250 euro su una base di partenza di 200.

Tra gli invenduti più illustri Gillo Dorfles (10 mila euro), Alice Psacaropulo (4500), Mirella Schott Sbisà (2000), Giorgio Celiberti (17 mila), Livio Rosignano (15 mila), e perfino il riscoperto Pordenone Montanari (6500). Con occhietto curioso il pubblico ha sentito annunciare un Nane Zavagno da 60 mila euro, una Rossana Longo da 80 mila, una Paola Pisani con il suo «parco» di piante a 17 mila, l’abito rosso (con video) del peso di un quintale di Lucia Flego a 16 mila, e le trombe lunghe metri e metri di Romano Abate, in mostra sul piazzale, all’asta per 20 mila euro.

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