Un filosofo morale in corsia per “educare” gli infermieri
Parte un innovativo progetto di formazione che coinvolgerà mille dipendenti. «L’approccio umanistico serve per mettere il paziente al centro delle cure»
Il pronto soccorso dell'ospedale di Cattinara
TRIESTE Tornare ai dialoghi platonici per ricostruire la sanità attorno al paziente. La filosofia arriva nelle corsie del Fvg per cambiare l'approccio alla cura da parte degli infermieri e aiutare le professioni sanitarie a evolversi e vincere la sfida della cosiddetta umanizzazione delle cure. Si chiama “Human caring” il progetto di formazione che il prossimo autunno coinvolgerà mille dei 7.300 infermieri della sanità regionale, rivolgendosi a quelli operanti nelle 15 strutture complesse regionali più strettamente legate alla gestione delle malattie croniche. Vi parteciperanno 220 infermieri dell'Asui di Trieste e 250 di quella udinese, ma anche quelli delle altre Aziende sanitarie, del Burlo e del Cro di Aviano.
“Umanizzazione delle cure” è formula richiamata nei testi della riforma sanitaria della giunta Serracchiani, che ha appoggiato con convinzione l'iniziativa nata dalla collaborazione fra Coordinamento dei collegi degli infermieri Ipasvi del Fvg e Università di Verona. Dopo una sperimentazione nel 2014, il corso di formazione prenderà il via a settembre con appuntamenti a Trieste, Udine, Palmanova, Gorizia, Monfalcone, Aviano, Pordenone e Gemona.
L'intervento è pensato per il personale infermieristico, ma la Regione vorrebbe allargarlo ai medici e alle altre professioni sanitarie. Il corso prevede quattro ore di formazione in aula e la novità sta nel fatto che esse verranno tenute da un docente di filosofia morale: il professor Carlo Chiurco, dell'ateneo di Verona. Come spiegato dal presidente Ipasvi Flavio Paoletti, «l'idea di fondo è che un approccio umanistico e filosofico possa offrire strumenti e punti di vista che consentano agli infermieri di mettere il paziente al centro dei percorsi di cura». I bisogni sanitari stanno cambiando e l'invecchiamento della popolazione pone con forza la necessità della presa in carico di patologie croniche e degenerative, per le quali non bastano un intervento risolutivo o una terapia di durata limitata, ma che chiedono invece percorsi lunghi di assistenza, accompagnamento costante dell'ammalato e un cambio di approccio di medici e infermieri che ponga l'aspetto relazionale al di sopra dei pur fondamentali protocolli sanitari. Serve infatti il coinvolgimento dei professionisti per stimolare pazienti e familiari ad avviare meccanismi di potenziamento personale che aiutino ad affrontare una patologia cronica e il cambio di stile di vita che essa richiede a causa dello stravolgimento delle abitudini precedenti.
«L'empowerment lo faceva già Socrate ad Atene oltre duemila anni fa», ironizza Chiurco, per il quale «la medicina ha bisogno di scardinare un'impostazione basata sull'onnipotenza della tecnica, perché la tecnica non può offrire guarigione al malato cronico. Entrano allora in ballo altri fattori ed è centrale la relazione tra operatore sanitario e paziente». Secondo il docente, «occorre un'etica della relazione basata su saperi umanistici che vadano oltre la tecnica e ridisegnino il significato di malattia, salute e corporeità quando la guarigione non è possibile: ponendoci domande diverse cambiamo il modo di relazionarci col paziente. Così si costruisce una sanità attorno alla persona: un approccio umano che gli infermieri già possiedono ma che aiuteremo loro a riconoscere e ad usare in modo sistematico». La filosofia incontra dunque la sanità, per formare un punto di vista ampio e orientato al fattore umano del paziente. Questo il contributo del sapere umanistico allo “Human caring”, cioè alla creazione di un rapporto interpersonale che è giudicato strategico tanto quanto la scienza per l'efficacia delle terapie. Una concezione non solo biologica ma “biopsicodinamica”, che fa del corpo qualcosa di molto più alto di un semplice organismo da aggiustare.
Secondo l'assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, «il trattamento della cronicità richiede un cambio di mentalità perché si tratta della grande sfida del futuro: il progetto “Human caring” si inserisce alla perfezione nello spirito della nostra riforma, il cui principio di fondo è la volontà di passare dalla “cura” al “prendersi cura”». Telesca parla della «necessità di cambiare paradigma e assumere un approccio globale alla persona, direi olistico, perché è a questa e non alla malattia in sé che fa riferimento la sanità: alla nostra ottima medicina, basata sull'evidenza scientifica, serve affiancare il supporto dell'umanizzazione perché oggi il degente non si lamenta quasi mai della qualità del servizio sanitario, ma della comprensione delle sue problematiche da parte degli operatori. Cominciamo dagli infermieri, che sono a contatto diretto con i pazienti e la loro sofferenza, instaurando con essi una comunicazione diretta e quotidiana di lunga durata, meno schermata rispetto a quella del medico».
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