Un farmaco genetico per l’atrofia muscolare
TRIESTE L’atrofia muscolare spinale (Sma) è una malattia genetica terribile. I sintomi si manifestano subito dopo la nascita: i piccoli pazienti non sono capaci di mettersi seduti. Poi non riescono a deglutire, respirano male, non crescono. Meno di un quarto sopravvive oltre i 2 anni senza supporto respiratorio. E alla fine muoiono.
La malattia è dovuta a un difetto del gene Smn1, ereditato da entrambi i genitori; senza questo gene, i neuroni che controllano il movimento dei muscoli non sono in grado di sopravvivere. Lo stesso cromosoma che codifica per Smn1, in realtà, contiene anche un altro gene molto simile, Smn2, ma la proteina codificata da questo non funziona, perché il suo Rna messaggero, indispensabile per la produzione della proteina, non riesce a formarsi in maniera corretta.
Una quindicina di anni fa, Adrian Krainer, biologo molecolare uruguaiano che lavora a Cold Spring Harbor, una delle mecche della ricerca mondiale, ebbe un’intuizione: perché non provare a curare la Sma cercando di stimolare la produzione di Smn2, in grado di vicariare l’assenza di Smn1? Per correggere la formazione dell’Rna messaggero di Smn2, Krainer iniziò a usare delle corte sequenze di Dna, in grado di modularne la maturazione. Prima nelle cellule, poi negli animali, infine dell’uomo, il percorso è stato un crescendo entusiasmante. Ora i piccoli Dna di Krainer sono diventati un vero e proprio farmaco, venduto con il nome commerciale di Spinraza. Quando somministrato nel liquido cefalorachidiano dei bambini con la Sma, Spinraza consente loro di sedersi, di stare in piedi, anche di camminare. E soprattutto di sopravvivere.
Il farmaco è stato approvato dalla Fda nel 2016 e dall’Ema nel maggio 2017. In Italia, la scorsa settimana l’Aifa ha confermato che sono già 16 i centri ospedalieri che ne sono abilitati alla somministrazione. Il successo di Spinraza, insieme alla gioia dei genitori, ci regala diverse lezioni. Primo, i nuovi farmaci per molte malattie incurabili saranno farmaci genetici, basati sul Dna o sull’Rna. Secondo, è impossibile sviluppare terapie se prima non si conoscono bene i meccanismi con cui le malattie si sviluppano. Terzo, la ricerca è spesso lenta ma paga sempre, al contrario della ciarlataneria. Un’osservazione, quest’ultima, particolarmente rilevante se si considera che proprio i poveri bambini con la Sma sono stati al centro della sventurata vicenda tutta italica di Stamina.
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