Un cormonese a Wuhan: «Come in un film»

FVG. C'è un giovane di Cormons bloccato in questi giorni a Wuhan. Riccardo Ancora, ventunenne studente di Lingue Orientali della Ca’ Foscari di Venezia, si trova nella città cinese di 11 milioni di abitanti dove sono nati i primi focolai di coronavirus e da cui non si può uscire né entrare: messa in quarantena dalle autorità di Pechino. E proprio a Pechino, Ancora sta svolgendo un anno di studi e perfezionamento della lingua locale dopo aver vissuto in passato una prima esperienza in Cina con Intercultura. Un paio di settimane fa, poco prima che esplodesse il caso, si era recato a Wuhan a trovare una famiglia conosciuta proprio grazie al progetto Intercultura.
E da lì non è più potuto uscire, visto il blocco imposto dal governo cinese. A breve però il giovane cormonese dovrebbe tornare in Italia, su un volo messo a disposizione dalla Farnesina per tutti gli italiani che si trovano in loco: come tutti i nostri connazionali che provengono da Wuhan, al rientro Ancora sarà sottoposto a due settimane di controlli sanitari prima di poter riabbracciare famigliari e amici, con i quali si tiene in contatto in questi giorni attraverso i social.
Il messaggio che il giovane vuole lanciare dalla Cina è di rassicurazione: «La gente qui continua a vivere, solo con un po’ più di attenzione, con una mascherina davanti alla bocca e i guanti sempre a portata di mano. Wuhan non è una città fantasma - scrive - e tanto meno è una città che sta morendo».
In queste ultime giornate, aggiunge, «si è respirata una boccata di ottimismo e solidarietà, bambini giocavano nei parchi, c'è chi correva, chi passeggiava, chi pescava». Anche se «le persone non si possono muovere, non possono fare molto: ma sentire per le strade, in mezzo ai palazzoni e ai giardini l'eco delle grida "forza Wuhan" ha un effetto indescrivibile. Ho sentito il senso di comunità vero e proprio, di tante persone che sebbene isolate cercano di andare avanti e farsi forza a vicenda».
Ancora tranquillizza inoltre sul fatto di stare bene e di non avere alcun problema, evidenziando di sentirsi «fortunato a essere qua in questo momento. Se non fossi qui - continua - sarei chissà in quale parte della Cina ad affrontare questa situazione da solo. Ho delle persone speciali al mio fianco che veramente mi fanno sentire a casa in un posto per me sconosciuto». Il riferimento è alla famiglia di Wuhan che lo sta ospitando in questi giorni. Ancora racconta inoltre come «sembra di essere in un film: linee di trasporto bloccate, stazioni e aeroporti chiusi, bus fermi».
Dall'Italia intanto la sorella del ventunenne, Cristina, critica chi sui social si è espresso contro chi si trova in Cina, e addita «i commenti razzisti» emersi «tra l’altro su una popolazione che soffre: non smettete di frequentare ristoranti e persone cinesi», è l’appello. E conclude: "La voglia di riabbracciarsi è tanta. Il problema è anche l’addio, mio fratello lascia la sua famiglia cinese, quella che lo aveva accolto per un anno intero quando era partito con Intercultura». —
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