Un cippo ricorderà la tragedia dello Jalea

Novantasette anni fa l’affondamento a largo di Punta Sdobba del sommergibile Jalea e la morte dei 19 marinai, 58 anni or sono l’arrivo a Monfalcone dove fu recuperato il relitto e fu data sepoltura...

Novantasette anni fa l’affondamento a largo di Punta Sdobba del sommergibile Jalea e la morte dei 19 marinai, 58 anni or sono l’arrivo a Monfalcone dove fu recuperato il relitto e fu data sepoltura all’equipaggio grazie al comandante Elvino Meriggioli che prese parte ai lavori di recupero ricomponendo i resti dei morti.

Era il 6 giugno del 1954 e proprio oggi si ricorda a Monfalcone, con una cerimonia speciale, questo anniversario con lo scoprimento del cippo alla memoria del “Regio sommergibile Jalea”. Una cerimonia voluta dal Propeller club port e dal Lions club di Monfalcone e che inizierà questa mattina alle 8.45 nell’aula magna della scuola Giacich, proseguirà alle 9 con un breve filmato tratto dal dvd sul recupero del sommergibile e i solenni onori tributati allora dalla città di Monfalcone ai marinai. Alle 9.20 nel piazzale l’alzabandiera e alle 9.30 all’ingresso del parco Rimembranza lo scoprimento del cippo alla memoria dei caduti. A fare da madrina sarà Ileana Meriggioli, la figlia del celebre comandante che leggerà i nomi dei marinai periti nell’affondamento i cui resti sono stati trasportati al Scarario di Redipuglia.

A conclusione l’intervento del sindaco di Monfalcone, Silvia Altran. Lo Jalea, costruito dai cantieri navali Fiat San Giorgio di la Spezia, fu colpito il 17 agosto del 1915 da una mina di sbarramento austriaca al largo di Grado. Nel 1953 il relitto si trovava però in acque italiane ormai da tempo. La Marina militare italiana lo vendette quindi alla Corima di Trieste, che avrebbe dovuto effettuare il recupero, se non fosse fallita. A occuparsene fu poi un uomo di grandi capacità tecniche, ma anche spessore morale, come il capitano Elvino Meriggioli, esperto in recuperi navali. Il relitto sarebbe dovuto finire in bacino a Trieste, ancora però in mano al governo alleato e in preda a fortissime tensioni. Per evitare di accendere la miccia in quella che era una vera e propria polveriera i resti dello Jalea vennero dirottati a Monfalcone, dove, nel bacino galleggiante del cantiere navale, l'8 maggio del 1954 iniziarono le operazioni di disinnesco dei siluri, apertura dei varchi d'accesso e recupero delle salme. Il 24 maggio i tronconi del sommergibile vengono portati a terra per la successiva demolizione, mentre il 6 giugno il duomo di Sant'Ambrogio fu teatro delle solenni onoranze funebri, seguite dal trasferimento dei caduti a Redipuglia. Anche nell’archivio della memoria del Consorzio culturale del monfalconese c’è una traccia del recupero del Jalea: il sigillo in ceralacca ricavato dal timbro recuperato all’interno del relitto.

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