Un “cimitero” di auto alle spalle di via Flavia: residenti esasperati

Via Di Vittorio e dintorni ostaggio di veicoli abbandonati da anni  Uno ora è pure il rifugio dei gatti. «L’Ater risolva il problema»
Alcune immagini che testimoniano lo stato di degrado ai piedi delle case di via Di Vittorio. Foto di Massimo Silvano
Alcune immagini che testimoniano lo stato di degrado ai piedi delle case di via Di Vittorio. Foto di Massimo Silvano

Cimitero d'auto abusivo a Trieste


Auto, furgoncini, motorini e piccoli van. Non manca proprio niente nel “campionario” dei mezzi abbandonati in via Di Vittorio, in una zona densamente popolata alle spalle di via Flavia: veicoli abbandonati da anni, in alcuni casi addirittura decenni, che sono diventati oramai un tutt’uno con il paesaggio e con la stessa strada che li ospita. Com’è il caso dello scheletro di una vecchia Renault Clio azzurra, priva di fanali, con i finestrini infranti e il portellone del bagagliaio aperto, che si è trasformata in rifugio per i gatti del posto. Ecco poi una Bmw Cabrio, la cui capote strappata testimonia d’aver vissuto tempi migliori, un’Alfa 75 e un van della Renault.



In poche decine di metri sono almeno una quindicina i mezzi abbandonati. Tutti (o quasi) regolarmente targati e parcheggiati tra il piazzale sottostante i condomini Ater di via Di Vittorio e le strade limitrofe. Alcuni dei quali risultano pure posteggiati in maniera decisamente approssimativa, quasi a far sembrare che si tratti di una sosta breve. Tanto breve da essere fermi lì, in certi casi, da una trentina d’anni, come spiega una residente. E a guardare una Fiat Uno che riporta ancora la targa con la vecchia sigla della provincia “Ts” non si fa fatica a crederlo.

All’interno di queste auto è possibile ritrovare tracce dei loro ultimi proprietari, attraverso gli oggetti lasciati sui cruscotti e sui sedili: pezzi di vita passata cristallizzati dietro i finestrini tenuti assieme dai nastri adesivi.

I residenti attorno alle vie Di Vittorio e Gravisi sono esasperati, perché la faccenda nel corso del tempo ha assunto dei contorni kafkiani.

La Polizia locale non può intervenire perché i mezzi si trovano, di fatto, in un’area privata. A dover rispondere di quanto si trova sulle vie è pertanto la stessa Ater, che, però, pur se ripetutamente interpellata, non è riuscita ancora a farsi carico della problematica.

«Abbiamo inviato decine, forse centinaia di mail all’Ater – sospira una donna che vive in zona – ma difficilmente abbiamo avuto una risposta. In una di queste ci è stato risposto con un generico “prenderemo in considerazione il caso” e basta. Telefonando invece è ancora più difficile avere dei riscontri».

Diversi residenti, insomma, lamentano di sentirsi come davanti a «un muro di gomma», simbolo, sostengono, della difficoltà di instaurare un rapporto con l’azienda territoriale per l’edilizia popolare, competente pure su quel parcheggio.

«Basti pensare che per farci sostituire la lampada di un lampione stradale – spiega un altro degli abitanti – abbiamo dovuto pazientare ben dieci anni». Nella parte alta della via, intanto, mentre la gente si sfoga, nell’area che una volta ospitava un mobilificio, due furgoni con ancora le effigi del negozio occupano almeno quattro posti auto. Al loro interno sedie accatastate. Di fatto un deposito di masserizie.

«La zona è tranquilla e piena di verde – spiega infine un ulteriore residente – ed è davvero un peccato che queste piccole situazioni di abbandono contribuiscano a degradarla».—


 

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