Un cervo adulto avvistato di notte tra le case a Barcola

Due casi nelle zone verdi sotto strada del Friuli «Non è pericoloso ma meglio non avvicinarsi»

TRIESTE Cervi a Barcola. Due incredibili avvistamenti sono stati fatti in questo ultimo periodo nella parte alta del rione, al confine con strada del Friuli. In entrambi i casi (è stato pure immortalato con una “fototrappola” notturna) si è trattato quasi sicuramente dello stesso esemplare, ossia di un maschio di oltre 100 chilogrammi, alto poco meno di due metri. «Confermo che gravitano nelle aree verdi adiacenti a Barcola, ma recentemente sono stati visti anche affacciarsi sul golfo nella zona del costone carsico di Santa Croce: può sembrare strano, ma in realtà il cervo non è un animale esclusivamente di montagna come tutti sono soliti pensare», racconta il naturalista triestino Nicola Bressi. I cervidi triestini provengono dai vicini boschi della Slovenia.

 

La fototrappola “cattura” l’orsetto nei boschi del Carso



Negli ultimi vent’anni, gradualmente, alcuni di loro – circa una cinquantina di esemplari – hanno deciso di rimanere in modo stanziale in alcune aree del Carso triestino. Tre sono i nuclei riproduttivi registrati ufficialmente. Il gruppo più numeroso risiede nella riserva naturale del monte Lanaro, a Sgonico, al confine con il Comune di Monrupino, in una dorsale molto ampia che sostanzialmente va dall’ex valico di confine di Comeno (Duino Aurisina) sino appunto alla zona del Lanaro. Una ventina di capi circa si trova invece nell’area più a nord-ovest di Duino Aurisina, ossia vicino al monte Ermada, in una fascia che copre anche il Goriziano andando dalla frazione di Ceroglie (Duino Aurisina) sino a Doberdò del Lago (Gorizia).

Un nucleo minore che conta meno di dieci esemplari staziona invece a nord-est della nostra provincia, ossia attorno al monte Cocusso, in un’area tra Basovizza, Grozzana e Pese, a ridosso dunque dell’ex valico di Stato di Kosina. «Ma dobbiamo entrare nell’ordine delle idee che i cervi si spostano, soprattutto di notte. E pure di molto. Per questo si possono trovare in diverse zone del Carso e della periferia, come Barcola, Contovello, Prosecco, ma anche Muggia», racconta Bressi.

 

Filmati due cuccioli di sciacallo dorato

 

Nei territori della cittadina rivierasca alcuni cervi sono stati avvistati in zona Noghere e Vignano. Soprattutto i maschi possono essere individui “erratici”, che quindi sono soliti a girovagare ovunque ci sia un bosco tranquillo. I cervi, per la loro imponente mole, possono costituire un problema in caso di investimento stradale. Oltre al clamoroso incidente di 19 anni or sono, quando sulla strada statale tra Opicina e l’ex valico di Fernetti un frontale tra uno sfortunato automobilista e un cervo provocò gravi conseguenze al conducente – e al mammifero, il cui palco di corna è custodito al Museo civico di Storia naturale di via dei Tominz – si hanno notizie di investimenti a Monrupino, Opicina e Trebiciano. Anche a Gabrovizza, quest’estate, un esemplare adulto di femmina per poco non è stato investito da un’automobilista.

«Per loro natura i cervi sono animali timidi e quindi per niente pericolosi per l’uomo: al di là dei possibili incontri sulle strade mentre si è al volante, sicuramente un maschio in amore può essere “intontito” e mentre bramisce può essere imprevedibile, quindi meglio non avvicinarsi troppo», spiega Bressi. Un’ultima analisi sulla presenza di questi grandi artiodattili: vista la loro mole, il possibile aumento dei cervi significherebbe di contrasto sempre meno spazio per i caprioli e per i cinghiali. Dato che potrebbe essere d’interesse soprattutto per gli agricoltori anche se anche i cervi, come caprioli e cinghiali, non disdegnano di far visita ai campi coltivati.

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