Un “Cavaliere bianco” sblocca l’ex Maddalena di Trieste

TRIESTE Una controffensiva da 30 milioni di euro. Una controffensiva contro il degrado urbano, contro la malasorte progettuale e finanziaria, per risollevarsi dopo uno stop quasi quinquennale. Per l’imprenditore veneziano Francesco Fracasso si tratta del classico “triplete” nella trasferta a Trieste che dura da qualche anno: dopo l’Obi in via di realizzazione nell’ex concessionaria Dino Conti, dopo il Center Casa allestito nell’ex Universaltecnica di corso Saba, la sua Cervet si accinge a redimere un terzo, impegnativo “ex”, quell’area della Maddalena che ha visto naufragare le ambizioni di General Giulia 2, la società partecipata da Riccesi, Cividin, Palazzo Ralli, Carena.
Tra acquisto del credito, l’apporto di finanza esterna, le risorse per ripartire operativamente, il geometra Fracasso, che s’inventò la Cervet 33 anni fa con quartier generale a Mirano, stima necessario - come s’è detto - investire nella voragine dirimpetto al Burlo una trentina di milioni. Ma il progetto originario, una volta ottenuto il nulla osta del Tribunale, verrà radicalmente rivisto: addio ai quattro blocchi di alloggi, addio al residenziale subissato da un ingente stok di invenduto, spazio invece al commercio con tre strutture di vendita di medie dimensioni per un totale di 5 mila metri quadrati. Con una cubatura decisamente più contenuta rispetto a quanto inizialmente programmato. Negli scaffali ci sarà un po’ di tutto, dal cibo agli articoli per la casa: l’idea è quella di realizzare servizi di cui il rione ha bisogno.
Fracasso rimetterà mano al progetto per ottenere le autorizzazioni di rito. Confermato il parking interrato. Il cronoprogramma non lascia agio alla contemplazione. L’11 luglio si terrà l’udienza sulla proposta di concordato preventivo, nel caso in cui le varie classi dei creditori si esprimano favorevolmente seguirà poi l’omologazione da parte del Tribunale. Se infine non ci saranno intoppi, Fracasso spera di ripartire con i lavori già a settembre. Anche perchè il muro di contenimento ha bisogno di rinforzi. E da tempo i residenti temono infiltrazioni d’acqua e il pullulare delle pantegane.
Il nome dell’imprenditore, che “salva” - pur cambiandone i connotati - l’ex Maddalena, ha cominciato a girare venerdì sera. Con un decreto datato 29 marzo il Tribunale ha dichiarato aperta la procedura di concordato preventivo per General Giulia 2, giudice delegato è Daniele Venier e commissario giudiziale Ciro Carano. Il piano proposto ai creditori è stato messo a punto dall’avvocato triestino Enrico Bran e dal consulente finanziario veneziano Gianluca Vidal: la risoluzione della crisi e la ripresa dei lavori sono collegati all’intervento di un “cavaliere bianco”, di cui si parlava da mesi e che da pochissimi giorni ha finalmente un nome e un cognome.
Fracasso si è impegnato a sottoscrivere l’aumento di capitale deliberato il 27 dicembre scorso dai soci di General Giulia 2: un’iniezione di 4,7 milioni di denaro “fresco”, con cui si potranno pagare i creditori in percentuali variabili, dal 50% per i privilegiati al 14% per i fornitori chirografari. I debiti erariali e previdenziali saranno interamente saldati. Azzerati finanziamenti e quote sociali dei vecchi soci Riccesi, Cividin, Palazzo Ralli, Carena. Nessuna traccia di un quinto azionista, una società lituana operante nel campo petrolifero. «Un’operazione complessa - spiega Enrico Bran, che insegna diritto fallimentare nell’Università triestina - con una proposta che prevede un significativo riconoscimento dei diritti dei creditori e nel contempo consente la piena continuità aziendale». «Si tenga presente - commenta ancora il legale - che i lavori all’ex Maddalena sono fermi da anni, con pesanti difficoltà per i vecchi soci e con la grande distribuzione che si era eclissata».
Il progetto era partito quando l’area, su cui sorgeva l’ospedale della Maddalena, era stata venduta dall’Azienda sanitaria per la somma di 11 milioni. La società acquirente pensava di costruirvi 300 appartamenti e un centro commerciale. Nel 2013, quando si era acuita la forte crisi del settore edile e immobiliare, il programma realizzativo venne modificato e articolato in due lotti: nella parte inferiore un centro commerciale Carrefour, negozi, ristorazione, un centinaio di appartamenti; nella parte superiore 53 alloggi Ater e altri 150 appartamenti riservati alle fasce meno abbienti. Ma il forfait di Carrefour aveva tolto ossigeno all’operazione. Era rimasta un’inquietante voragine di cui si occuperà il “rigeneratore urbano” Francesco Fracasso.
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