Un “cartello” per truccare i bandi del Coni

Secondo la Procura di Trieste le gare venivano pilotate da finti concorrenti, poi ricompensati dal vincitore con subappalti
Di Piero Rauber e Luana De Francisco

TRIESTE. Più che l’inganno di un concorrente per vincere una gara d’appalto all’insaputa e a danno degli altri, un patto consenziente, a mo’ di “cartello”, fra finti competitori, concordi invece nel far vincere quel concorrente e disposti in qualche caso a farsi coinvolgere nell’affare in subappalto. Un presunto sistema d’accomodamento di gare d’appalto, insomma, dove il soggetto inconsapevole, semmai, era forse proprio l’ente che le bandiva. Prova ne sia che, fino ad ora almeno, nessun “interno” del Coni del Friuli Venezia Giulia, né tra i pesci grandi né tra quelli piccoli, risulta sotto inchiesta, ad eccezione della segretaria Luana Matassi, la cui responsabilità nella vicenda potrebbe essere limitata peraltro (così risulterebbe da una e-mail in particolare) solo al fatto di essersi accorta di come funzionavano le cose, senza però averci messo dentro le mani.

Il meccanismo

Si sta concentrando su questo meccanismo, il meccanismo dell’eventuale “cartello” tra concorrenti posticci, il lavoro d’indagine della Procura di Trieste sugli appalti truccati al Coni regionale che ha portato finora a sei indagati, cui martedì è stata notificata la convocazione, per la prossima settimana, proprio in Procura a Trieste, per essere sentiti dal pubblico ministero Federico Frezza, che titolare del fascicolo a loro carico per le due ipotesi di reato di turbata libertà degli incanti nonché turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Oltre alla Matassi, sotto indagine sono finiti Massimo Lombardo, amministratore unico e legale rappresentante dell’agenzia Alan Normann di Udine (che si era aggiudicata entrambi gli appalti per i due convegni organizzati dal Coni nel 2008 e nel 2009 per complessivi 46.650 euro messi nel mirino da Frezza, e il cui nome è venuto a galla anche nelle inchieste sul megaspot a Rtl 102.5 e sui sondaggi d’oro di Tondo), il consigliere regionale del Pdl Rodolfo Ziberna (della Regione pure funzionario, attivissimo nel campo della promozione sportiva e impegnato fattivamente nei convegni in questione), nonché i tre imprenditori che avrebbero dovuto essere concorrenti di Lombardo nelle due gare d’appalto ma che invece, secondo il pm, si sono accordati preventivamente con lui: si tratta di Alessandra Aita, legale rappresentante di Ideando di Buia, Cinzia Lorenzon, allora responsabile della Ad Comunication di Gradisca, e Giorgio De Carlo, legale rappresentante della Quaeris di Breda di Piave.

La figura chiave

Uno di questi tre finti competitor, in particolare, potrebbe rivelarsi la figura-chiave del sistema, poiché risulterebbe, tra le pieghe dell’indagine, aver presentato per l’organizzazione di uno dei due convegni un’offerta sensibilmente più alta di Lombardo, salvo poi ricevere dallo stesso Lombardo il lavoro in subappalto per una cifra decisamente inferiore. Sarà questa una delle questioni più importanti da affrontare sul tavolo di Frezza, la prossima settimana.

La email incriminata

«Il Coni ha la necessità, come la volta scorsa, di tre preventivi. Scrivi a Luana e falle recapitare le offerte superiori di altre due società, così ti sarà affidato in fretta l’incarico». È più o meno questo il testo di una delle email che avrebbero convinto il pm Federico Frezza ad aprire l’inchiesta. A scriverla era stato Rodolfo Ziberna e a riceverla Massimo Lombardo. La persona cui le offerte avrebbero dovuto essere inviate a Luana Matassi, come detto la segretaria del Coni.

La difesa degli indagati

Massimo Lombardo, ossia il presunto «beneficiario» dei due affidamenti da 16 mila 650 euro (quello del 2008) e 30 mila euro (2009), intanto, si dice sereno. «Chiariremo tutto nell’interrogatorio», si limita ad affermare il suo difensore, avvocato Luca Ponti, assente per ragioni di lavoro e in attesa, quindi, di esaminare gli atti messi finora a loro disposizione. Restano alla finestra anche la Matassi e l’avvocato Francesco Donolato, che la assiste. «Sono stato nominato qualche mese fa - spiega il legale -, ora attendo il deposito degli atti per una valutazione». Il difensore di Alessandra Aita, Maurizio Miculan, è infine perentorio nell’escludere ogni forma di responsabilità. «Nelle fonti di prova che il pm ha posto alla base dell’invito a comparire - osserva il legale - non c’è una email che riguardi la mia cliente. Non a caso, la perquisizione che subì un mese fa diede esito negativo. Prima di essere interrogati dal pm, tuttavia, intendiamo acquisire tutti gli atti del procedimento». Un faldone costituito, pare, da oltre 1.500 documenti.

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