Un cantiere di nove anni per rifare Porto Vecchio a Trieste: vanno all’asta 19 hangar

La proposta di Costim al vaglio delle Circoscrizioni, poi il dibattito in aula e la gara. Previsti l’acquisto dei magazzini e la concessione dell’area pubblica per 50 anni
Francesco Codagnone
L’avanzamento dei cantieri del Porto Vecchio, nel fotoservizio di Andrea Lasorte.
L’avanzamento dei cantieri del Porto Vecchio, nel fotoservizio di Andrea Lasorte.

TRIESTE Il cronoprogramma prevede più di nove anni di cantieri e lavori da oltre 600 milioni di euro per la ristrutturazione di 19 tra hangar e magazzini e interventi sulla linea di costa demaniale tramite un contratto di concessione della durata di 50 anni. La proposta di project financing avanzata dalla bergamasca Costim per la riqualificazione del Porto Vecchio è stata trasmessa alle Circoscrizioni III e IV, che entro lunedì 2 settembre dovranno esprimersi sul piano di intervento. Il testo approderà poi in Consiglio comunale, quindi si passerà all’indizione della gara secondo la procedura del partenariato pubblico-privato che definirà i contorni della partita più importante che Trieste affronterà nei prossimi decenni.

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IL PROGETTO

Il contenuto del progetto e le relazioni allegate – fanno sapere dal Comune – sono ancora «riservati», trattandosi di documenti integranti il bando di gara, ma i primi dettagli della proposta di Costim emergono dalla delibera approvata dalla giunta su firma dell’assessore Everest Bertoli. La società di real estate developer ha già investito 2,2 milioni di euro in fase di progettazione, formulando un piano che si sviluppa su due binari e prevede la riqualificazione completa di moli, costa e fabbricati sdemanializzati del Porto Vecchio. La tempistica di esecuzione è stimata in nove anni e mezzo, procedendo per piccoli lotti autonomi.

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Uno dei moli del vecchio scalo da riqualificare Foto Lasorte

HANGAR E MAGAZZINI

Il primo riguarda l’alienazione di 19 tra hangar e magazzini, che la controllata Polifin punta ad acquistare su una base d’asta pari a 45 milioni 971 mila euro, salvo rialzi in fase di gara. I proventi verranno suddivisi tra Autorità portuale (85%) e Comune (15%). I fabbricati verranno quindi ristrutturati, ampliati o demoliti e ricostruiti attraverso lavori stimati per 458 milioni 122 mila euro, quindi venduti o affittati con destinazioni private «complementari e in parte funzionali alla sostenibilità – finanziaria – della parte pubblica».

RESIDENZE E SERVIZI

In accordo con le linee guida impresse dal Comune e dal Consorzio Ursus, i magazzini recuperati dovranno introdurre – si legge nella delibera – «funzioni residenziali, terziarie, ricettive, commerciali e di servizi». Il concetto è quello di “smart human district” che Costim sta inaugurando a Bergamo e propone – tra le possibili destinazioni – soluzioni di hospitality, spazi di co-working, negozi e locali. Per la parte residenziale la proposta è diversificata: appartamenti in vendita, residenze built-to-rent da affittare, alloggi per studenti e complessi per anziani.

MOLI E COSTA

I cinque moli, i tre chilometri di banchine e tutte le aree pubbliche – di proprietà comunale o demaniale marittima – saranno invece presi in concessione (o sub-concessione) di modo da procedere alla riqualificazione della linea di costa e alla realizzazione di «opere di interesse pubblico» a vario titolo. Il piano prevede un contratto di concessione di 50 anni a favore dei privati per la gestione dell’area e di tutte le strutture che vi verranno realizzate, con l’impegno a versare un canone d’uso annuo di 215 mila 509 euro al Comune e 599 mila 592 euro al Demanio.

Lasorte Trieste 17/08/24 - Porto Vecchio e Retro Magazzino 26
Lasorte Trieste 17/08/24 - Porto Vecchio e Retro Magazzino 26

MARINE E SPIAGGE

A questi si sommeranno gli investimenti per la realizzazione delle opere pubbliche vere e proprie, per un importo stimato in 161 milioni 980 mila euro a carico del privato. Il progetto – come anticipato dal Comune – prevede la realizzazione di una spiaggia libera, impianti sportivi, un “centro benessere”, due marine (in Molo Zero e tra il Molo III e Adriaterminal), una centrale di teleriscaldamento e un parcheggio.

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I VINCOLI

Il soggetto privato che si aggiudicherà la gara dovrà farsi carico della manutenzione delle strutture e della loro gestione per tutta la durata della concessione. All’investitore saranno inoltre allocati – si legge nella delibera – tutti i rischi connessi a progettazione e costruzione, come ritardi nei tempi di consegna, aumento dei costi, mancato completamento dell’opera o insolvenza delle prestazioni pattuite. E, ancora, eventuali ricadute economiche negative nel caso in cui la risposta dell’utenza alle diverse strutture dovesse rivelarsi al di sotto delle aspettative.

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I magazzini di Porto Vecchio lungo i vialoni che dovranno essere recuperati Foto Andrea Lasorte

I PUNTI APERTI

Restano infine alcuni punti da approfondire, in attesa della pubblicazione di tutti i documenti allegati alla delibera, quali ad esempio: quanti alloggi verranno realizzati e con quale destinazione d’uso (vendita o locazione), offerta e costi di accesso al “centro benessere”, gestione del traffico e della mobilità nello scalo, oltre ai dettagli della riqualificazione dell’area fronte mare.

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Alcuni dei magazzini di Porto Vecchio da recuperare visti dal tetto del Magazzino 26 Foto Lasorte

L’ITER

Lunedì 2 settembre scadrà il termine di venti giorni entro i quali le Circoscrizioni III e IV dovranno esprimere un parere non vincolante sulla proposta avanzata da Costim. Il testo già approvato dalla giunta sarà poi discusso dal Consiglio comunale, passaggio decisivo prima di aprire la Conferenza dei servizi e indire il bando secondo le modalità del project financing, quindi con diritto di prelazione del proponente bergamasco. Il Comune punta ad andare in gara tra dicembre e febbraio, ma il dibattito si premette articolato se le forze di opposizione affilano appunti su forma e contenuto del partenariato pubblico-privato.

IL DIBATTITO

Il capogruppo di At in IV Circoscrizione Tommaso Vaccarezza indica infatti come sarebbe stato «corretto» applicare l’istituto del dibattito pubblico – previsto dal codice degli appalti – così da «indirizzare il procedimento in modo condiviso e partecipato», raccogliendo fin da subito pareri e necessità dei cittadini per il futuro di un patrimonio così importante. Punto Franco con Paolo Altin parla poi di «mancata trasparenza» nella procedura stessa, perché di tutti gli allegati alla delibera «l’amministrazione Dipiazza ha fornito ai Consigli un solo documentino di 18 pagine, contenente la relazione del Rup: crediamo – insiste Altin – che la riservatezza debba lasciare spazio a trasparenza e condivisione con forze politiche e cittadinanza». «I documenti sono stati messi a disposizione secondo previsione normativa e disposizione di legge: molti allegati faranno parte del bando di gara, pertanto non possono che essere riservati», precisa l’assessore Bertoli, assicurando comunque «mano tesa e disponibilità al confronto con l’opposizione». —

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