Un bimbo su dieci non è vaccinato. Certificazione d’obbligo entro il 10 o scatterà l’esclusione dagli asili

Non basteranno più le autodichiarazioni. E chi ha sottoscritto il falso a inizio anno rischia un processo penale 
Demarchi San Zenone vaccinazione TBC alla materna Carron
Demarchi San Zenone vaccinazione TBC alla materna Carron

Vaccini obbligatori, come mettersi in regola per l'ingresso a scuola

TRIESTE A scuola arriva il dentro o fuori per gli alunni non vaccinati. Dal 10 marzo un bambino su dieci rischia di essere sospeso dalla frequenza della materna, almeno fino a quando la famiglia non avrà provato il rispetto dell’obbligo di profilassi. Alcuni istituti hanno già provveduto a ricordare agli interessati la scadenza fissata dalla legge nazionale, evidenziando che «la mancata presentazione della certificazione non comporterà la decadenza dell’iscrizione ma potrà interrompere la frequenza fino alla presentazione della stessa».

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Così recita la lettera inviata la settimana scorsa ai genitori dall’Istituto comprensivo di Cividale del Friuli, che tuttavia estende per errore il rischio sospensione anche ai ragazzi sopra i sei anni. Il congelamento della frequenza si limita invece ai bambini fino a sei anni, secondo quanto contenuto nella circolare che i ministeri della Salute e dell’Istruzione hanno vergato il 5 luglio scorso, prorogando appunto al 10 marzo la presentazione della documentazione comprovante le dieci vaccinazioni obbligatorie, che fino a questo momento è stato possibile semplicemente autocertificare per poter cominciare l’anno scolastico.

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La questione riguarda in particolare asili nido e scuole materne. Per elementari e medie le famiglie inadempienti possono invece limitarsi a pagare una multa fino a 500 euro, anche se le ammende non sono in realtà mai state spiccate perché le Regioni ancora attendono dal governo indicazioni sull’applicazione concreta della misura. Dopo le autocertificazioni dovranno dunque arrivare i documenti ufficiali. E per alcuni non manca il rischio di finire a processo, considerato che più di qualche famiglia antivaccinista ha autocertificato il falso per poter mandare i figli a scuola. Un comportamento che ricade fra i reati penali.

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Chi non è in regola dovrà affrettarsi e i militanti no vax non potranno continuare a temporeggiare, limitandosi a presentare alla scuola la copia dell’appuntamento per la vaccinazione preso con l’Azienda sanitaria. Un espediente utilizzato finora per procrastinare all’infinito, fissando una data, non presentandosi all’incontro e prenotando un nuovo appuntamento, con l’effetto di paralizzare il lavoro dei dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie. Ma la legge punta a combattere questa pratica, eliminando la possibilità di chiedere appuntamenti, ma permettendo alle persone di recarsi negli ambulatori senza preavviso.

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A rischiare è ora un bambino ogni dieci, se si considerano i dati relativi alle vaccinazioni effettuate a Trieste, da cui si evince che solo il 90-92% dei bambini in età da nido e materna ha rispettato l’obbligo di vaccinazione. Fra questi bisognerà vedere quanti saranno effettivamente sospesi e quanti invece continueranno semplicemente a rimanere fuori dal sistema scolastico per la scelta vaccinale dei genitori.

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Una dottoressa prepara una dose di vaccino in uno degli ambulatori del Centro Vaccinale di via Statuto a Milano, 4 settembre 2017. Ansa/Daniel Dal Zennaro


A farsi portavoce del rischio esclusione è il Movimento 5 stelle, con il consigliere regionale Andrea Ussai, secondo cui «dopo il 10 marzo molti ragazzi rischiano l’allontanamento dalle scuole. La giunta intervenga per tutelare i bambini a rischio di esclusione sociale».

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Silvano Trieste 11/10/2016 IDipartimento di Prevenzione

Per Ussai, «l’aspetto più delicato riguarda l’allontanamento scolastico dei bambini non vaccinati nelle scuole dell’infanzia a cui si somma un comportamento delle istituzioni scolastiche che continua a essere ondivago. L’Istituto di Cividale ha ad esempio mandato una lettera in cui paventa l’interruzione della frequenza degli alunni di elementari e medie, ma ciò è in contrasto con la legge che prevede la presentazione di questa documentazione come requisito di accesso solamente per le scuole dell’infanzia». —


 

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