Un approccio rivoluzionario per la scoperta di nuovi farmaci

Il ricercatore del Dipartimento di Ingegneria e Architettura di UniTs Erik Laurini a soli 35 anni sta bruciando tutte le tappe: è impegnato sul fronte scientifico della simulazione molecolare

La simulazione molecolare è una delle ultime frontiere della ricerca scientifica, perché consente di disegnare e testare al computer un gran numero di molecole prima di procedere alla loro sintesi in laboratorio, con un notevole risparmio su tempi e costi. Questa tecnica è al centro dei lavori del gruppo di ricerca Mose (Molecular Simulation Engineering), il laboratorio di simulazione molecolare del Dipartimento di Ingegneria e Architettura di UniTS. Nel gruppo, capitanato dal rettore Maurizio Fermeglia e dalla docente e ricercatrice Sabrina Pricl, lavora anche un giovane ricercatore che all’interno dell’ateneo giuliano ha bruciato le tappe. Si chiama Erik Laurini e a soli 35 anni ha firmato, lo scorso dicembre, un contratto come ricercatore di tipo B: una nuova figura introdotta dalla legge Gelmini che rappresenta il preludio per ottenere, dopo tre anni, una cattedra come professore associato.

Erik potrebbe così tagliare questo traguardo prima dei fatidici quarant’anni: un risultato più unico che raro, visto che uno dei grandi problemi del nostro sistema universitario è proprio l’anzianità del suo corpo docente. Secondo i dati elaborati dal centro studi Here (Higher education research) della Fondazione Crui meno del 5% di tutto il corpo docente e di ricerca stabile delle università italiane (2.343 tra professori e ricercatori su un totale di 48.881 studiosi) ha un’età inferiore a 40 anni. Pur tra tante collaborazioni internazionali la straordinaria carriera di Erik si è giocata tutta all’interno dell’ateneo giuliano: prima c’è stata la laurea magistrale in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche, poi il dottorato, concluso nel 2010. «Quindi è iniziata la gavetta scientifica, che tutti i giovani devono affrontare - racconta Laurini -. Per cinque anni ho lavorato grazie ad assegni di ricerca, finché nel 2015 sono diventato ricercatore di tipo A. A dicembre ho vinto un concorso per ricercatore di tipo B, per cui è previsto un percorso di tenure track che fra tre anni, vista la mia acquisizione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale, dovrebbe aprirmi la porta della docenza come professore associato». Erik, che di formazione è chimico, ha iniziato a collaborare con il Mose fin dai tempi del suo dottorato: «Sono partito con collaborazioni incentrate sulla simulazione molecolare in ambito biomedico - spiega il ricercatore -: oggi grazie alla chimica computazionale possiamo progettare le molecole al computer e testarne il comportamento prima di sintetizzarle in laboratorio. Per la scoperta di nuovi farmaci si tratta di un approccio rivoluzionario, perché se prima si procedeva per tentativi in laboratorio oggi possiamo effettuare uno screening su un gran numero di molecole per poi testare soltanto le più promettenti, con tempi e costi incredibilmente più ridotti». Lo stesso metodo è impiegato con successo dal Mose anche nel campo dell’ingegneria dei materiali, che è diventata per il ricercatore il suo secondo ambito d’indagine. «Oggi il Mose ha una doppia anima, una in campo biomedico e una nel settore dei materiali per uso industriale - sottolinea Laurini -. Negli ultimi tre anni abbiamo acquisito alcuni progetti consistenti, che grazie all’acquisto di strumentazioni innovative, come un nuovo nanocalorimetro, ci hanno consentito di avanzare anche dal punto di vista sperimentale, accoppiandolo con la parte computazionale». Oggi i ricercatori del Mose stanno lavorando a un importante progetto Airc di durata triennale (finanziato con 300 mila euro di fondi per Units), che si concentra sullo studio della proteina causa della leucemia mieloide cronica e delle sue mutazioni, che la rendono farmacoresistente. Un altro progetto, sempre di nanobiomedicina e del valore di 250mila euro, viene portato avanti in collaborazione con la saudita King Abdullah University of Science and Technology e si occupa della caratterizzazione delle proteine. Altri due progetti, invece, si muovono nell’ambito dell’ingegneria dei materiali.

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