Un angolo di Gorizia e della sua storia a Napoli

Un angolo di Gorizia a... Napoli. A “scoprirlo” Celestino Turco, consigliere comunale e commissario della commissione consiliare Sanità. Il 20 agosto 1916 a Napoli venne inaugurato un locale che...
Di Francesco Fain

Un angolo di Gorizia a... Napoli. A “scoprirlo” Celestino Turco, consigliere comunale e commissario della commissione consiliare Sanità. Il 20 agosto 1916 a Napoli venne inaugurato un locale che porta ancora oggi il nome del capoluogo Isontino: la pizzeria Gorizia. Salvatore Grasso, classe 1892, fante dell’esercito italiano, durante un congedo per salute nella sua città natale, si sposò ed aprì la storica pizzeria con l’aiuto del suocero. Pizzaiolo figlio di pizzaiolo. «Il suo reggimento - spiega Turco - nel frattempo entrava nel capoluogo isontino. Una data da ricordare quella dell’8 agosto. Una storia di altri tempi. Il giovane milite apprese dai giornali le gesta dei suoi commilitoni. L'8 agosto 1916, i fanti del 28º fanteria "Pavia", comandati dal sottotenente Aurelio Baruzzi, entrarono a Gorizia. Così nelle memorie di quei giorni dell’artigliere Antonio Grasso (omonimo di Salvatore) si legge: “Continua l’offensiva ed i nostri pezzi scaldano che bisogna mettere dei sacchi bagnati sopra per raffreddarli. Si spara ancora anche di notte ma facendo soltanto un colpo ogni quarto d’ora, e il nemico oggi non ha risposto nemmeno sulle nostre artiglierie e così si faceva fuoco tranquilli, come fare istruzione. La notte poi si sentono i nostri soldati d’arma a piedi che sparano e le bombarde che tutta la notte si sentono bene, perché noi siamo vicini a circa 3 chilometri dalle frontiere del nemico". Scrive ancora Antonio Grasso: “Sapemmo poi questa sera che le nostre armi a piedi si avanzarono facendo tanti prigionieri e prendendo il Monte Santo, ma i bersaglieri che sono partiti per andare all’attacco il giorno prima hanno avuto molti morti e feriti”».

«L'Amor Patrio legava anche i più umili senza differenza di classe sociale. Quale nome migliore? Il giovane Salvatore Grasso pensò di chiamare la sua pizzeria "Gorizia". La storia di Napoli è passata in quei locali al centro del quartiere Vomero. Nel 1925 - spiega ancora Turco - fu sede dell'organizzazione della “Festa dell’uva”, un’occasione di aggregazione dove i commercianti facevano a gara ad allestire vetrine, carri e varie strutture per onorare la vendemmia. Il locale presto divenne uno dei “salotti” della città. Gli anni 40, come ovunque, furono i più difficili. La guerra portò fame e miseria. Le materie prime erano contingentate. La pizza, come il pane, veniva acquistata con la tessera. Per far fronte alla crisi la pizzeria riuscì ad ottenere un appalto con la mensa degli ufficiali. Gerarchi ed alti gradi militari iniziarono a frequentare lo storico locale. Nel dopoguerra, con la rinascita e la voglia di tornare a vivere, iniziarono le frequentazioni di calciatori, vip e politici. Si arrivò alla soglia delle 1.000 pizze al giorno. Purtroppo, anche questa storia si interruppe. Il 23 marzo 1972 il fondatore, Salvatore Grasso, morì. Oggi gli eredi continuano la tradizione della tipica gastronomia napoletana con quegli arredi tipici di un'epoca, con le stampe e le fotografie di un'altra Italia alle pareti. L'atmosfera entusiasmante e nello stesso tempo ricca di ricordi fanno da cornice alla pizza. Sembra di essere immersi in un viaggio della memoria, con tutte le sue tappe obbligate fatte di sofferenza e di speranza, di lacrime e di sorrisi, ma ricche di quel senso di appartenenza che sono il simbolo della nostra nazione. In ogni angolo c'è una fotografia che merita di essere guardata con gli occhi del cuore. Ritagli di giornali ingialliti dal tempo di un'epoca passata, ma nello stesso tempo attuale. Apprendere notizie e storie dai racconti del pizzaiolo o dagli eredi del fondatore del locale è di grande impatto emotivo».

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