Ultimi appelli contro la revoca della Rosolen, Tondo: "Se c’è un gesto molto forte, non procedo"

"La speranza è l’ultima a morire. Che mi attendo? Un gesto molto forte che mi consenta di non andare sino in fondo". Renzo Tondo, nel giorno in cui il Giro d’Italia raggiunge la sua Carnia, non getta ancora la spugna. E tenta l’ultimo, spericolato aggancio per evitare la revoca di Alessia Rosolen
TRIESTE
«La speranza è l’ultima a morire. Che mi attendo? Un gesto molto forte che mi consenta di non andare sino in fondo». Renzo Tondo, nel giorno in cui il Giro d’Italia raggiunge la sua Carnia, non getta ancora la spugna. E tenta l’ultimo, spericolato aggancio per evitare la revoca di Alessia Rosolen. Il suo assessore regionale al Lavoro.


Ma il presidente sa, eccome, che il tempo è ormai agli sgoccioli: ci ha provato, in prima persona, a scalare un monte più ”insidioso” dello Zoncolan, quello dei rapporti ormai lacerati tra la Rosolen, i bandelliani e il Pdl (non più solo) triestino. Invano. E adesso, a meno che all’ultimo chilometro non avvenga un ”miracolo”, non intende più aspettare. Non vuole, né può: «Ha sin troppi problemi da affrontare, tra la crisi economica, le entrate in calo, la disoccupazione, le infrastrutture...» spiegano in maggioranza.


Il presidente, il solo che può siglare l’epilogo di una battaglia intestina che si trascina da tanto, troppo tempo, togliendo le deleghe al suo assessore, non pronuncia l’ultima parola. Non l’ha fatto nemmeno nel coordinamento regionale del Pdl di sabato. Ma, nei corridoi, i più scommettono che la revoca è ormai questione di giorni: «Venerdì si riunisce il tavolo politico dei segretari di centrodestra. Immaginabile che Tondo ci arrivi con il ”caso Rosolen” ancora irrisolto? No, una volta constatato che non si sono più margini, non ha senso attendere: il presidente si esporrebbe inutilmente a pressioni, richieste, tirate di giacca...».


E così, a palazzo, il count-down è partito: mercoledì si riunisce la giunta. Sarà l’ultima con la Rosolen? I bookmaker, talmente convinti che la fine è segnata, non accettano più scommesse. E non solo i soli. Roberto Menia, il vicecoordinatore regionale del Pdl, non parla: non ne può più dell’affaire che, pochi giorni fa, ha portato il coordinamento provinciale del Pdl a esprimere un verdetto inequivocabile.


Ma Isidoro Gottardo, il coordinatore regionale, non sta zitto e fa capire che la revoca è ormai ineluttabile: «Il partito ha cercato tutte le mediazioni possibili e, quando la Rosolen dice che io metto la testa sotto la sabbia, mente sapendo di mentire. Lo stesso presidente, a quanto ne so, ha fatto i suoi tentativi. Ma, purtroppo, le mediazioni sono impossibili se, dall’altra parte, si persegue un disegno alternativo al Pdl». La riprova? «La Rosolen, ancora il 26 febbraio, mi ha scritto che ormai era troppo tardi per ricucire e mi ha dato appuntamento alle comunali di Trieste».


Lei, l’assessore finita sulla graticola per i rapporti con Franco Bandelli e ”Un’altra Trieste”, i ”ribelli” in odor di corsa autonoma alle elezioni che valgono la riconquista di piazza Unità, aspetta. Ha già denunciato l’epurazione, «la seconda di cui Menia si rende responsabile», confermando la volontà di andare sino in fondo: «Ho sempre lavorato e continuerò a farlo finché non arriverà la revoca».


Ma, mentre il tam tam politico insiste sullo sbarco imminente in giunta regionale di Angela Brandi - l’attuale capogruppo comunale che, essendo donna, ex-aennina e triestina come la Rosolen, consentirebbe una sostituzione ”chirurgica”, ciò che non avverrebbe ad esempio con Sergio Dressi, un altro nome pesante in circolazione - c’è chi non si rassegna. Ferruccio Saro, il senatore del Pdl, prende carta e penna e invia una lettera aperta, un ultimo appello a disinnescare una bomba potenzialmente letale per le comunali del 2011: «Revocare la Rosolen e cacciare fuori dal Pdl il gruppo di Bandelli è un grave errore che rischia di minare il partito e di indebolirlo anche in previsione delle amministrative di Trieste: appuntamento che il Pdl potrebbe perdere in caso di mancato accordo».


Saro, nell’esporre la sua posizione, si rivolge pubblicamente ai tre big del centrodestra che, a suo avviso, possono ancora scongiurare il disastro: Tondo, Menia e Giulio Camber. Esorta il presidente a non assumere decisioni irrevocabili. E, citando i suoi sforzi nazionali in difesa dei finiani, invita i leader triestini del Pdl a ”emulare” Roma, garantendo un partito plurale, aperto, democratico: «Un partito maturo, che non teme il confronto e la dialettica interni, può superare le difficoltà politiche e le azioni giudiziarie, sottoscrivendo una tregua in via transitoria che conduca alla ripresa dello scambio di idee e poi alla pacificazione». Una pia illusione?


Di sicuro, il centrosinistra non sta a guardare: «La decisione della maggioranza del Pdl di togliere le deleghe a un suo assessore, un caso più unico che raro, mette in crisi Tondo e la sua giunta. E mette a nudo le difficoltà di An di coesistere nel Pdl» afferma il capogruppo del Pd, Gianfranco Moretton. Non basta: «La Rosolen guida l’assessorato al Lavoro, assessorato chiave in questo momento di grave crisi, e la sua revoca è forse la risposta che si aspettano lavoratori, cassaintegrati e disoccupati? Meglio sarebbe soprassedere alle scaramucce politiche e dare continuità alle politiche del lavoro.


Invece, a quanto pare, prevaranno personalismi e beghe di partito. E le riforme subiranno ulteriori ritardi». Non si spinge tanto in là, ma manda comunque un segnale inequivocabile anche Roberto Asquini, capogruppo del ”misto”: «La Rosolen è un’assessore che ha fatto e sta facendo bene in un settore così delicato. Nessuno, né in maggioranza né all’opposizione, ha contestato mai il suo lavoro. E questo è incontestabile».



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