Ultima chiamata per il Galeb: in gioco i fondi per il restauro
FIUME Ultima chiamata per salvare il Galeb (gabbiano in croato): la nave che fu casa galleggiante dell’allora presidente jugoslavo Josip Broz Tito, deceduto nel 1980, potrebbe definitivamente colare a picco. E non in senso figurato. Da anni ormai ormeggiato in porto Baross a Fiume, questo simbolo della defunta Jugoslavia titina ha bisogno di urgentissimi lavori di riparazione e ristrutturazione, tali da portare l’amministrazione comunale di Fiume a un esborso di milioni di euro. Il fatto è che il progetto di riatto continua a non riscuotere l'approvazione generale fra l’opinione pubblica quarnerina, letteralmente spaccata in due sull’argomento, e nemmeno nell'ambito del Consiglio municipale di Fiume, al quale - dopo tanti rinvii - spetta la decisione finale sull'accensione o meno del prestito necessario a riportare in vita l’imbarcazione.
A breve il parlamentino tornerà a riunirsi proprio per esprimersi sul mutuo: in ballo c’è una cifra pari a 44 milioni di kune (oltre 5,9 milioni di euro), che va ad aggiungersi ai costi per acquisto, tassa di stazionamento e lavori di manutenzione. Tutte spese che finora sono state fatte segno di numerose critiche all’indirizzo dell’amministrazione di centrosinistra guidata dal sindaco socialdemocratico Vojko Obersnel, che pure ha incluso il restauro del Galeb nell’elenco delle opere da realizzare in vista del 2020, quando Fiume assumerà il ruolo di città capitale europea della cultura.
Difficile, in questo momento, fare previsioni su quella che sarà la decisione finale dell’aula: nel consiglio infatti i due schieramenti (maggioranza e opposizioni) si equivalgono, con 18 consiglieri a testa. La soluzione proposta dalla giunta guidata da Obersnel è stata quella di stornare 16,6 milioni di kune (2,2 milioni di euro) dal fondo destinato al restauro dell’ex Zuccherificio fiumano – splendido palazzo in stile barocco – per portarli a favore del Galeb, che secondo il progetto dovrebbe diventare un museo galleggiante con area espositiva, ristorante e bar.
In base a calcoli precisi è stato appurato che la ristrutturazione dell’ex bananiera, affondata durante la Seconda Guerra mondiale e riportata in superficie dalle autorità jugoslave, comporterà l’esborso di 60 milioni di kune, poco più di 8 milioni di euro. Nei giorni scorsi un piccolo gruppo composto da sei consiglieri municipali è voluto salire sull’arrugginito scafo per rendersi conto personalmente della situazione. Il consigliere connazionale di Dieta democratica istriana, Oskar Skerbec, ha manifestato ottimismo: «Sono convinto che il consiglio approverà l’accensione del mutuo. È denaro assolutamente necessario al restauro, dunque confido nella saggezza e nella razionalità dell’aula. Un eventuale disimpegno creerebbe danni, azzerando l’impegno profuso finora intorno al Galeb. La nave - ha concluso - resterà in modo permanente ormeggiata a Fiume e diventerà una tra le destinazioni più interessanti a livello turistico».
Non tutti però, come detto, concordano. E intanto il restauro, secondo i piani, dovrebbe essere portato a compimento nella seconda metà del prossimo anno. —
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