Uffici di palazzo Dettelbach all’asta per 2 milioni e mezzo
TRIESTE «Il razionalismo architettonico di Giacomo Zammattio fonde il classicismo degli stili storici con la modernità del liberty in una personale visione funzionalista ed estetica». Così Anna Boiti chiude il testo della scheda dedicata a palazzo Dettelbach, nell’utilissima «Guida all’architettura Trieste 1872-1917», curata da Federica Rovello ed edita da Mgs.
È bene che coloro i quali intendano acquistare uffici e soffitte nel grande edificio del primo Novecento, ingressi dalla parte di via Santa Caterina ai civici 1-3, abbiano storica e architettonica consapevolezza della loro offerta, da presentare entro il 20 settembre, 149° anniversario di Porta Pia. Invimit, uno dei grandi “immobiliaristi” pubblici controllato dal ministero dell’Economia e Finanza, nel quadro del tentativo governativo di incassare qualcosa dall’ingente “manomorta” statale, ha messo all’asta sette appartamenti a uso ufficio e sette soffitte, per un totale di circa 1500 metri quadrati a un valore complessivo di 2,5 milioni di euro, frutto della somma relativa alle offerte minime indicate nella “vetrina” di Invimit.
Si tratta di beni che una volta appartenevano alla Cassa marittima, come rimembra una lapide sulla facciata. Naturalmente la stima di partenza è riferibile in massima parte agli uffici (circa 2,4 milioni più 90 mila euro di soffitte), che presentano una certa variabilità di valutazione tra i 1600 e i 2600 euro mq. Chi desideri informazioni, può comunque rivolgersi allo studio notarile Ghersi.
Palazzo Dettelbach, dal nome del presidente della società Greinitz che costruì l’edificio, presenta diverse ragioni di interesse e di curiosità nei tre lati sui quali si estende tra corso Italia, via Santa Caterina, via San Lazzaro: ospita l’Upim e un ufficio postale, numerosi studi professionali, la fondazione Dorni, la società Alpe Adria che cura il trasporto ferroviario dei container da/per il porto triestino. Fa un certo effetto vedere ancora su un campanello il nome dell’artista Dante Pisani, scomparso otto anni fa, che aveva il suo atelier in una soffitta. Nello stabile preesistente a palazzo Dettelbach, si insediò nel 1797 la prima sede consolare statunitense a Trieste e vi risiedette James Joyce. Prima che fosse Zammattio a firmare il progetto finale, venne ascoltato anche Enrico Nordio, impegnato nella quasi dirimpettaia sede del Creditanstalt.
Nel corso dei lavori per le fondazioni affiorarono reperti romani, attribuiti al tempio della Bona Dea, che richiesero l’intervento di Alberto Puschi, allora direttore dei Civici musei.
La parte di via Santa Caterina, interessata alle vendite di Invimit, confina in questo momento con il cantiere della Carron, che sta trasformando in un hotel a 4 stelle il palazzo della Ras, disegnato da Ruggero e Arduino Berlam quasi in contemporanea con l’opera di Zammattio. —
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