UCRAINA: L'ANALISI Il ricatto di Mosca e la scure di Bruxelles
L’Ucraina brucia e le fiamme sono alimentate da messaggi erronei per destinatari sbagliati. I Balcani insegnano. Se viene ignorata la storia torna ad uccidere. Come gli incubi le illusioni generano mostri. E la cooptazione europea del franante gigante ucraino contro la volontà della Russia è uno di questi inganni.
La rivoluzione arancione
sostituita dagli antirussi
Che la vicenda sia sporca lo dicono le bandiere che sono apparse nel centro di Kiev. Durante l’effimera “rivoluzione arancione” di nove anni fa dominavano quelle azzurre con le stelle europee. Quello fu un lungo e velleitario “rock party” senza troppi scontri e niente vittime. Oggi la colonna sonora è quella delle sparatorie e sulle barricate sventolano i vessilli nero-rossi del vecchio nazionalismo antirusso che in odio all’Armata Rossa preferì il collaborazionismo con Adolf Hitler. Ideologia estremista e teppismo un campo di operazioni ideale per avventurieri e provocatori.
Estremisti e antiterrorismo
sparano ad altezza uomo
I capi di “Pravi sektor”, la destra più dura, girano in mimetica e dicono di aver combattuto in Kosovo con i serbi e in Georgia contro i russi. Dalla parte avversa gli uomini dell’antiterrorismo che difendono i palazzi di Viktor Janukovic sono la copia sputata degli Omon dello zar russo Vladimir Putin. Gli uni e gli altri, quando mirano, puntano all’uomo e il bilancio di morti e feriti lo conferma. Su questo sfondo da colpo di stato la missione degli inviati europei non poteva che fallire prima ancora di cominciare. Putin ha mosso le pedine conquistando il vantaggio sulla scacchiera con una promessa d’assegno da 15 miliardi più o meno quanto serve per pagare entro giugno stipendi pubblici e pensioni. Per ottenere un prestito e alleggerire il ricatto di Mosca il governo di Kiev si era rivolto al Fondo monetario che ha risposto dettando condizioni irrealistiche.
Le richieste impossibili
del Fondo monetario
Janukovic avrebbe dovuto tagliare le sovvenzioni alle famiglie per far fronte alla bolletta del riscaldamento, un aiuto fondamentale in un Paese dove in queste settimane la temperatura oscilla tra i meno 15 e i meno 25. Il salario medio nella capitale si aggira attorno ai 300 euro che bastano appena per fare la spesa e pagare l’affitto. Per l’ennesima delusione degli europeisti sinceri (ce sono molti soprattutto tra i giovani che hanno viaggiato all’estero) Bruxelles ammette di poter fare poco e per i prossimi sette anni è stato stanziato un solo miliardo di euro, molto meno degli sconti promessi da Putin sulle forniture di gas.
Il Paese in mezzo al guado
fra Bruxelles e Mosca
Con un colpo di “realpolitik” la prospettiva di un ingresso ucraino a pieno titolo nell’ormai refrattario salotto europeo è stata declassata ad “accordo di associazione” che pure richiede sacrifici ma non contempla finanziamenti il che lascia l’Ucraina in mezzo al guado. Semmai la corrente la trascina verso Mosca e verso l’unione doganale euroasiatica che rappresenterebbe la chiave di volta del nuovo impero post-sovietico sognato da zar Vladimir Putin.
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