Ucciso dalle botte in strada «Processate l’ex pugile»
Omicidio preterintenzionale. Con questa accusa sarà in aula venerdì prossimo, davanti al gip Laura Barresi, Francesco Semeraro, 34 anni, l’ex pugile accusato di avere ammazzato di botte Andrea Bartolini, nato nel 1968 e originario di Ferrara. A chiedere il giudizio per Semeraro - difeso dagli avvocati Elisabetta Burla e William Crivellari - è stato il pm Federico Frezza, che gli contesta anche l’aggravante dei futili motivi.
L’episodio da cui è scaturita la pesante accusa è accaduto la sera del 15 novembre dello scorso anno in via dei Moreri, a Roiano. All’inizio pareva solo una lite, una banale lite - senza gravi conseguenze - davanti a un bar tra due che avevano alzato il gomito. Invece i pugni di Semeraro hanno portato Bartolini, di lì a poche ore, alla morte: un diretto al volto, l’altro all’addome. Al culmine della lite l’ex pugile ha urlato «Io ti spacco, io ti ammazzo». Una donna affacciata alla finestra di una casa lì accanto ha visto il massacro sotto i suoi occhi, in diretta.
Tutto, quella sera, è nato dalla provocazione di Bartolini che era appena uscito dal bar “Tie break” assieme a un gruppo di amici, reduce da un’altra sosta in un vicino locale. Bartolini - nella ricostruzione fornita dall’accusato agli inquirenti - avrebbe cominciato a insultare pesantemente Semeraro. Quest’ultimo, anziché prudentemente allungare il passo, ha risposto alle asserite offese. Sempre secondo la ricostruzione dell’accusato, Bartolini a quel punto gli ha piazzato una violenta testata. Semeraro ha risposto con i pugni. L’altro è crollato sull’asfalto privo di sensi. Semeraro ha continuato a picchiarlo sferrando calci sia al volto che sul corpo. Senza mai fermarsi. Con incredibile violenza.
L’ex pugile si trova agli arresti domiciliari e non può uscire di casa. Inizialmente la misura cautelare, emessa dal gip Guido Patriarchi, ha previsto per lui l’autorizzazione ad allontanarsi dall'abitazione in modo da frequentare dei corsi di formazione organizzati dalla Fincantieri a Monfalcone, dal lunedì al venerdì dalle 12.30 alle 19. Il pm Frezza ha presentato appello contro questo provvedimento, ritenendo l’autorizzazione tale da svuotare il contenuto della misura cautelare giacché consentiva all’indagato di assentarsi quotidianamente da casa e di andare in un’altra città, a Monfalcone, vanificando così le esigenze di prevenzione.
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