Ucciso dal monossido a Trieste, un vicino: "Potevamo morire anche noi"
La testimonianza di un triestino che vive al terzo piano di via Crispi
"Potevamo morire anche noi", spiega al telefono il proprietario dell'appartamento di via Crispi 5 a Trieste, quello del terzo piano, in cui è stata rintracciata la concentrazione di monossido di carbonio più alta e che ha ucciso il sessantatreenne austriaco Berndt Urlesberger, medico e ricercatore di Graz, che abitava nell'alloggio sopra.
Il proprietario dell'alloggio del terzo piano - un trentenne residente a Trieste, M. D. le sue iniziali - fortunatamente non era in casa in questi giorni. Il giovane si trova in vacanza assieme alla compagna fuori regione.
L'ipotesi è un guasto alla caldaia del suo appartamento o un problema alle tubazioni di scarico.
"Sono profondamente addolorato per quanto è successo - le sue parole - e se fossimo stati in casa anche noi avremmo rischiato la vita. Non capisco cosa può essere accaduto. La caldaia è nuova ed è stata sempre sottoposta a manutenzione".
Come constatato dai Vigili del fuoco, l'ultima manutenzione è regolare e risale a maggio.
Possibile quindi che il problema riguardi le tubazioni di scarico e la canna fumaria. Andrà accertato.
La moglie della vittima resta ricoverata a Cattinara. È miracolosamente viva perché ha perso i sensi a causa dell'inalazione del monossido. Si è accasciata per terra, ai piedi del letto. E il gas, che tende a propagarsi verso l'alto, ha invece ucciso il marito. L'uomo era morto da ore.
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