Ucciso da una scheggia di vetro al camping: 4 indagati a tre anni dalla tragedia
Nel 2016 l’incidente costato la vita al triestino Aleks Unussich. Nel mirino le ditte che avevano operato sulla porta esplosa
Lasorte Trieste 18/08/16 - Croazia, Istria, Valle, Camping Mon Perin, Morto e Moglie
TRIESTE Qualcosa si muove sul caso di Aleks Unussich, il triestino di quarantaquattro anni morto il 17 agosto del 2016 trafitto al collo da una scheggia di vetro nel campeggio croato di Valle d’Istria, il “Mon Perin”. Una morte tanto tragica quanto assurda: era esplosa una porta del padiglione delle docce. La scheggia aveva tranciato la carotide del triestino.
A distanza di tre anni la giustizia croata ha mosso i primi passi. Ci sono quattro persone iscritte nel registro degli indagati della Procura di Pisino.
Stando a quanto è stato possibile ricostruire, si tratta degli amministratori delle imprese che in passato avevano installato la vetrata delle docce e di chi, successivamente, si era occupato dei collaudi. Nomi, al momento, non filtrano. Non si esclude comunque che gli accertamenti della magistratura croata si estendano pure a chi aveva fornito i materiali.
Sono due i fronti aperti sulla vicenda: il procedimento penale e quello civile. La famiglia Unussich (la vedova, il fratello, la sorella e i genitori) si è appoggiata agli avvocati Silvano Poli e al croato Boris Modrusan di Pola.
In prima battuta gli investigatori croati erano stati affiancati anche dai Carabinieri; una collaborazione, questa, che rientra nell’ambito dei rapporti bilaterali tra Italia e Croazia e in particolare con l’Istria.
Nell’aprile del 2017 era stato convocato dalla magistratura di Pisino l’unico testimone oculare presente nel momento dell’incidente. All’interrogatorio era presente un interprete, ma il verbale firmato dal teste era poi stato redatto solo in lingua croata, risultando di fatto incomprensibile a chi aveva reso le dichiarazioni. Un ostacolo in più, su una strada fin da subito in salita.
La vicenda giudiziaria si è sbloccata in questi mesi, come conferma l’avvocato Poli, con l’iscrizione nel registro degli indagati delle quattro persone. I legali della famiglia Unussich sono riusciti a ottenere anche il sequestro preventivo di alcuni beni che fanno capo agli indagati stessi, a garanzia del pagamento del risarcimento.
Ma il processo civile, per proseguire, attende gli esiti di quello penale. A cominciare dalle perizie degli inquirenti.
«Si va avanti, sebbene a rilento», commenta Poli. «Siamo comunque fiduciosi di ottenere giustizia su quanto accaduto – aggiunge – consapevoli che i tempi croati, come si è visto fin qui, appaiono lunghi. Sottolineo che sono trascorsi tre anni dalla tragedia e abbiamo appena gli indagati. Il procedimento dovrebbe ora proseguire con il rinvio a giudizio. Parallelamente attendiamo che si muova il processo civile per il risarcimento».
I dubbi sull’episodio restano gli stessi di tre anni fa: perché la vetrata è scoppiata all’improvviso? Per il troppo calore? Cosa dicono, a riguardo, le perizie?
I legali della famiglia Unussich non intendono allentare la presa. «La nostra intenzione è andare a fondo – riprende l’avvocato Poli – anche perché ci aspettiamo che sia chiarito davvero tutto su questa tragedia. Va accertato, inoltre, se c’è una possibile responsabilità da parte di chi gestisce il campeggio e dell’amministrazione comune della località in cui è accaduto il fatto». Il riferimento è al Comune di Valle d’Istria, proprietario del terreno in cui si trova il camping. —
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