Uccisa dallo yacht a Pola, prosciolto il diportista italiano

Sedicenne in immersione: scagionato l’italiano al timone della barca, denunciata la responsabile del centro sub di Pontisella

POLA. Prosciolto da ogni accusa il cittadino italiano di 73 anni il cui motoscafo nell'agosto del 2014 aveva investito e ucciso una ragazza tedesca sedicenne che stava facendo un’immersione tra la penisola di Pontisella e l'isolotto di Cosada, nel Canale di Fasana. Questo emerge dall'inchiesta della Procura comunale che ha puntato su altri soggetti per individuare la responsabilità della tragedia. Per la precisione, la Procura ha denunciato in tribunale la cittadina tedesca di 47 anni a capo del centro sub con sede a Pontisella, per evidenti violazioni delle norme della sicurezza nell'organizzazione dell'immersione di un gruppo di subacquei tedeschi di cui facevano parte appunto la giovane tedesca e il patrigno.

Nei confronti della donna viene ipotizzato il reato contro la sicurezza generale: avrebbe dovuto tener conto dell'inesperienza in fatto di immersioni della sedicenne e del patrigno, delle correnti marine e del traffico marittimo in quel punto. Inoltre una sola boa di segnalazione era insufficiente, visto che i subacquei avrebbero potuto emergere anche lontano dalla boa stessa venendosi a trovare sulla rotta dei natanti, come purtroppo avvenuto.

Ma non basta: la donna viene accusata anche di essersi allontanata dal punto dell'immersione senza avvertire i sub che si trovavano in un punto di mare molto trafficato. È successo che la ragazza durante l'immersione, spinta dalla corrente, si era allontanata troppo dal patrigno sopra il quale si trovava la boa di segnalazione. Era finita così sulla rotta del motoscafo “Kon Tiki” di 14 metri, di 14 metri e immatricolato a Monfalcone, salpato da Fasana: imbarcazione che l'ha travolta e uccisa all'istante.

Nessuna responsabilità dunque per il 73.enne al timone dell'imbarcazione che, come stabilito durante le indagini, stava procedendo a velocità moderata e con la massima cautela dopo aver notato la boa di segnalazione dei subacquei. Subito dopo l'accaduto la Capitaneria di porto di Pola aveva disposto il sequestro del “Kon Tiki” per una perizia. Il comandante - si era vociferato fosse un veneto, ma non ne è mai stata rivelata l’identità - e i suoi compagni di navigazione erano stati interrogati, così come i bagnanti che avevano assistito alla tragedia dalla spiaggia. Qui si trovavano anche i familiari della vittima: la madre e due sorelle che il giorno prima si erano sistemate nel campeggio di Pontisella. Un testimone aveva raccontato che a un certo punto una persona del centro sub si era velocemente recata con un motoscafo verso la metà del canale tornando ben presto indietro, probabilmente con il corpo della ragazza già morta. «Poi - aveva precisato - erano arrivate delle persone in uniforme che ci avevano invitato a allontanarci dalla spiaggia, a conferma che era successo qualcosa di molto grave». (p.r.)

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