Tutti in coda per il tampone. La Slovenia avvia la stretta
BELGRADO Non più affollamenti davanti ai negozi, all’interno dei grandi centri commerciali o sulle piste da sci o di pattinaggio, come in un periodo natalizio normale. Ma lunghissime code, rispettando il distanziamento, davanti ad ambulatori, gazebi e camion bianchi, dove medici e infermieri in tuta protettiva, con mascherine e visiere d’ordinanza, infilano pazientemente un tampone nel naso di migliaia di persone, desiderose di sapere se sono state o meno contagiate dal virus. Sono le scene che sono state osservate ieri e saranno a lungo ricordate in Slovenia, che ha lanciato una massiccia campagna di test antigenici di massa, volontari e completamente gratuiti, a Lubiana e in una decina di altre località del Paese, da Novo Mesto a Celje. Campagna di test che, nelle intenzioni delle autorità, potrebbero interessare addirittura un quarto dell’intera popolazione slovena e che si svolgerà in due fasi.
La prima, iniziata appunto ieri, durerà fino a giovedì – estendendosi anche ad altre città importanti come Nova Gorica e Maribor – e sarà aperta a chiunque voglia essere testato. La seconda, che dovrebbe partire subito dopo Natale, si focalizzerà invece sui lavoratori dei servizi essenziali, in testa insegnanti e forze di polizia. Prima fase che ha avuto grande successo, come hanno dimostrato le foto di centinaia di persone in fila, soprattutto nella centralissima Kongresni Trg, a Lubiana, dove in molti hanno atteso pazientemente per oltre due ore per sottoporsi ai test gratuiti. «Tutti nella mia famiglia si sono sottoposti al test Pcr e io ero l’unico non testato, sono venuto per non avere il timore di aver infettato qualcuno senza saperlo», «malgrado mi senta bene, voglio sapere se ho il virus», «ho un po’ di mal gola e mi sento un po’ peggio del solito, voglio esser certo di non essere positivo prima delle feste», alcuni dei commenti raccolti dai media locali tra la gente in coda. Cittadini testati che «ricevono i risultati via sms entro quindici minuti» e se «vengono registrati come positivi» dovranno « andare a casa senza usare il trasporto pubblico, isolarsi immediatamente, evitando i contatti », ha ricordato Metka Petek Uhan, direttrice dell’ospedale di Ptuj.
Ma i negativi non dovranno rilassarsi. «Negatività che è conclamata solo al momento del test, non cedete a un finto senso di sicurezza e osservate le misure», aveva ammonito lunedì Marija Magajne, del ministero della Salute sloveno, specificando che i test di massa sono stati pensati espressamente per «contenere la diffusione del virus, ridurre il numero degli ospedalizzati e i decessi». Virus che, anche in Slovenia, continua a circolare, anche se in maniera meno violenta che nelle ultime settimane. Ieri le autorità hanno comunicato altri 1.474 nuovi contagi su 5.763 test effettuati, con un’incidenza al 25,6%, mentre gli ospedalizzati sono scesi a quota 1.261 (-0,8%), in terapia intensiva ci sono ora 209 pazienti; 39 i decessi registrati, per un totale di 2.418. Slovenia dove le autorità stanno monitorando con preoccupazione la nuova “variante inglese” che potrebbe portare a rendere più stringenti i controlli confinari, mentre sono stati rinnovati gli appelli a non viaggiare all’estero.
Confermata anche la nuova stretta all’apertura dei negozi a partire dal 24 dicembre, dopo la momentanea ripresa pre-natalizia. Stretta che è severa anche in Croazia, Paese che ieri ha rilevato un ulteriore miglioramento della situazione epidemiologica, contabilizzando 1.595 contagi su 9.088 tamponi. Sono ancora 2.895 gli ospedalizzati, 292 collegati al respiratore, 71 i decessi. Croazia dove, da oggi fino all’8 gennaio, sono in vigore misure ancora più rigide, come il divieto agli spostamenti tra regioni senza speciale lasciapassare elettronico, concesso con estrema parsimonia dalle autorità. Su circa 35mila richieste, più della metà hanno ricevuto parere negativo. È una via obbligata, in tempi che sarebbero di festa, per «evitare i contatti», ha specificato il ministro degli Interni Davor Bozinovic, che ha sottolineato la necessità di evitare un peggioramento del quadro epidemiologico a inizio 2021. Meglio qualche restrizione, ha aggiunto, che un «lockdown totale» o il «coprifuoco», misure che Zagabria ha subito respinto, anche quando l’epidemia era al suo acme. —
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