Tutta l'Italia diventa zona rossa. ecco le regole

L'appello del premier Conte. Bisogna «evitare ogni spostamento» ed «è vietata ogni forma di assembramento» anche all'aperto. Lo «stare a casa» è imperativo. Si fermano così ovunque cinema, teatri, palestre, matrimoni, funerali e nel weekend anche i centri commerciali. Garantita l'apertura di negozi di alimentari e farmacie: si può uscire di casa per fare la spesa. I bar e ristoranti possono aprire solo dalle 6 alle 18. Chi ha più di 37,5 di febbre non deve uscire e deve mettersi in contatto telefonico con il medico di base o con i numeri d'emergenza
I controlli della Polizia ferroviaria in Stazione
I controlli della Polizia ferroviaria in Stazione

ROMA «Non ci sarà più una zona rossa, ma ci sarà tutta l'Italia "zona protetta"». Con queste parole il premier Giuseppe Conte ha annunciato nella serata di lunedì 9 marzo «misure più stringenti», che tutti i cittadini devono rispettare, da nord a sud, per contrastare l'avanzata del coronavirus. Che ha fatto un nuovo balzo in avanti: i morti sono 463, altri 97 in sole 24 ore, i malati quasi 8.000, circa 1.600 in più.

«Siamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare tutte le nostre abitudini», ha detto Conte. «Ma non abbiamo più tempo: c'è una crescita importante dei contagi e delle persone decedute. Quindi dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell'Italia e lo dobbiamo fare subito». Il provvedimento è stato varato nella notte ed entra in vigore da oggi martedì 10 marzo. - con il «plauso» delle regioni, informato il Quirinale - «può essere chiamato - ha detto Conte - "io resto a casa"».

In tutta l'Italia scattano quindi le regole previste nei giorni scorsi solo per la Lombardia e altre 14 province. Ma quali sono e che cosa si rischia se si infrangono? Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Intanto bisogna «evitare ogni spostamento» ed «è vietata ogni forma di assembramento» anche all'aperto. Si fermano così ovunque cinema, teatri, palestre, matrimoni, funerali e nel weekend anche i centri commerciali. Garantita l'apertura di negozi di alimentari e farmacie: si può uscire di casa per fare la spesa. I bar e ristoranti possono aprire solo dalle 6 alle 18. Chi ha più di 37,5 di febbre deve stare a casa.

LAVORO E NECESSITÀ  I cittadini possono muoversi solo per «comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o spostamenti per motivi di salute». Non si ferma la circolazione delle merci né il trasporto pubblico. È possibile andare a fare la spesa. Salvo che per “motivi indifferibili” non ci si potrà più muovere dal proprio comune di residenza. Chi è a Trieste resta dov’è, non può andare nemmeno a Muggia o Monfalcone. Come già era stato decretato per la Lombardia e le altre quattordici province del Nord, ora gli spostamenti saranno consentiti solo per motivi di lavoro, di salute, ma comprovati da certificato medico o per “stato di necessità”. Come dover acquistare farmaci o alimenti introvabili nel proprio comune. In tutti questi casi servirà mostrare una autocertificazione scaricabile dal sito del ministero dell’Interno. Dichiarare il falso farà scattare le sanzioni penali previste per le “dichiarazione non veritiere". Nessun blocco dei trasporti, aerei, su ferro o gomma.

SUPERMERCATI Non è prevista la chiusura dei negozi di generi alimentari, che anzi- si legge in una nota di Palazzo Chigi - rientrano tra le categorie che possono sempre restare aperte. Non è necessario e soprattutto è contrario alle motivazioni del decreto, legate alla tutela della salute e a una maggiore protezione dalla diffusione del Covid-19, affollarsi e correre ad acquistare generi alimentari o altri beni di prima necessità che potranno in ogni caso essere acquistati nei prossimi giorni.

STOP ASSEMBRAMENTI - È la novità annunciata da Conte, non prevista fino a ieri neanche nelle zone «arancioni»: basta feste e raduni, sono vietati ovunque assembramenti in luoghi pubblici o aperti al pubblico.

FEBBRE E QUARANTENA - Chi abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5 gradi centigradi, è «fortemente raccomandato» di restare a casa e contattare il proprio medico. Il divieto di muoversi è «assoluto» per chi sia stato messo in quarantena o sia positivo al virus.

A Pordenone la seconda vittima. In Fvg i pazienti infettati salgono a 93
L'intervento del personale sanitario in tenuta protettiva in una casa di riposo in corso Italia

FERMO IL CAMPIONATO, NON LE COPPE - Si fermano tutti gli sport, incluso il campionato di calcio, ma possono tenersi a porte chiuse competizioni internazionali. Gli atleti professionisti e olimpici possono allenarsi.

PALESTRE NO, PARCHI SÌ - Sono chiuse le palestre, ma si può fare sport all'aria aperta rispettando la distanza di un metro. Chiuse piscine, centri benessere, centri termali, centri culturali e ricreativi.

GLI IMPIANTI DA SCI - Piste chiuse in tutta Italia.

FERIE E CONGEDI - Si «raccomanda» ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere la fruizione di ferie e congedi. Sono invece sospesi i congedi dei medici. È applicabile il lavoro agile anche in assenza di accordi aziendali.

STOP SVAGHI - Sospese tutte le manifestazioni e gli eventi: fermi i cinema, teatri, pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche. Chiusi musei e siti archeologici.

BAR E NEGOZI - Bar e ristoranti possono aprire solo dalle 6 alle 18 con obbligo di garantire la distanza di almeno un metro, pena la sospensione dell'attività. La regola della distanza vale per tutti i negozi che possono stare aperti ma se sono all'interno dei centri commerciali chiudono nei weekend. Nessun fermo per alimentari, farmacie e parafarmacie.

SCUOLE ED ESAMI PATENTE Scuole e università restano chiuse fino al 3 aprile. Stop a tutti i concorsi, tranne quelli per titoli o per via telematica, si fermano anche gli esami per la patente. Unica eccezione i concorsi per i medici. 

LE CHIESE - I luoghi di culto possono aprire solo se in grado di garantire la distanza di almeno un metro: sospese le cerimonie civili e religiose, inclusi i funerali

GLI OSPEDALI Non è possibile andare a trovare i malati in ospedale, a meno che i medici non acconsentano con un permesso. Niente visite nelle residenze socio sanitarie e al pronto soccorso bisognerà entrarci da soli.

LE SANZIONI Si rischia l’arresto fino a un massimo di tre mesi e una multa fino a 206 euro. 

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