«Turismo, Trieste ancora non riesce a fare sistema»

Cristina Lipanje (Federalberghi): Porto Vecchio, la scarsità di richieste la dice lunga sull’affidabilità di certe proposte
Turisti in centro città (Foto d'archivio)
Turisti in centro città (Foto d'archivio)

Centro congressi, promozione turistica, Porto vecchio, Parco del mare e... Trieste «con poche idee, spesso contraddittorie». Secondo Cristina Lipanje, 60 anni, terza generazione di albergatori, dopo il nonno e il padre Francesco (primo presidente degli albergatori triestini del dopoguerra), appena confermata alla guida della Federalberghi provinciale per altri tre anni, questa città ha scoperto una vocazione turistica con molto ritardo e ancora oggi, nonostante i recenti buoni risultati ottenuti, non ci crede pienamente: «Troppi doppioni di ruoli e programmazione non condivisa. Fare sistema è l’unico presupposto per creare non solo un prodotto vincente, ma anche un brand riconosciuto».

Ma partiamo dal settore alberghiero con il bilancio degli ultimi tre anni.

«La crisi ha inciso anche da noi, soprattutto per quanto riguarda la domanda interna. Cosa che ha indotto alcuni operatori a rivedere a ribasso i prezzi, una scelta non priva di rischi. Comunque non mancano indicatori confortanti, come la sostanziale tenuta del turismo leisure, segno di un crescente appeal della città su alcuni segmenti del mercato estero».

Cristina Lipanje
Cristina Lipanje

Complessivamente bene comunque...

«Non del tutto. Note negative sono giunte dal turismo congressuale, con un un decremento dovuto sia dalle politiche di spending review, sia dalla mancanza di certezze offerte dalla città in termini di location adeguata a ospitare eventi di rilievo».

E le previsioni per il futuro?

«Da decifrare. Da maggio registriamo un andamento certamente positivo ma abbiamo bisogno di contenuti per tutto l’arco dell’anno, con eventi anche durante i mesi invernali. Gli alberghi di media grandezza, diciamo 50 stanze, con i costi del personale e le tasse da pagare hanno necessità di essere occupati all’80% tutto l’anno. I guadagni sono ormai ridotti all’osso».

La mancanza di un Centro congressi è una vecchia storia mai risolta...

«In questi anni abbiamo visto vari progetti. Poi il blocco dei progetti e delle idee. Mi sembra che oggi manchi proprio la volontà da parte degli imprenditori e della politica di realizzare in città una struttura del genere».

«Un centro congressi per rilanciare il turismo»
L'Hotel Savoia (Lasorte)

Cosa significa un Centro congressi organizzato e ben gestito?

«Avere un turismo “ricco” anche in altri periodi dell’anno. Un congressista vale il doppio rispetto a un semplice turista. E poi viene sempre accompagnato e se arriva dall’estero si ferma 2 o 3 giorni. Questo porta vantaggi a tutto il terziario triestino. Naturalmente ci vogliono anche altre cose come un sistema di trasporti veloci, mi riferisco soprattutto alle ferrovie».

Un Centro congressi potrebbe rilanciare definitivamente il turismo?

«Una struttura del genere certamente sì. Ma poi devono cambiare certi atteggiamenti: tutto inutile se non c’è unità di intenti tra imprenditori del settore, amministratori ed enti. Necessari la promozione del prodotto Trieste e la programmazione anticipata degli eventi. E questo spesso non avviene, come sta succedendo anche in questo periodo».

A cosa si riferisce?

«Alla mostra “Messico circa... 2000” alle Scuderie di Miramare. Una mostra finanziata dal Messico e di cui nessuno parla. Eppure un gruppo di politici e imprenditori triestini sono stati ospiti a Città del Messico. Non una bella figura».

Porto Vecchio, a quando una soluzione?

«È una grande opportunità per Trieste, forse la maggiore. Tanti progetti, anni di discussione. Non so cosa succede intorno a questa vasta area, se ci sono interessi economici nascosti o stiano prevalendo interessi personali. Le poche richieste di concessione da parte degli investitori la dicono lunga sull’affidabilità di certe proposte, soprattutto fuori Trieste».

E l’altro grande progetto di cui si parla, il Parco del mare?

«È un progetto che poteva essere realizzato molto tempo fa. Oggi non so se ne valga la pena. Sono convinta della necessità di creare progetti innovativi non presenti in altre città».

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