Turismo regionale, Ejarque demolisce il brand “Fvg live”

Pronto il piano messo a punto dal guru catalano. Stroncate le vecchie strategie. Reti d’impresa e filosofia slow per il rilancio

TRIESTE. Prima una pesante bocciatura del turismo regionale: dagli operatori e dalle loro strutture al brand «Fvg Live». Poi una serie di proposte per risollevarlo. Josep Ejarque, bacchetta in mano, indica una doppia via: reti di impresa, «soggetti creatori e commercializzatori del prodotto», che superino gli «obsoleti» Consorzi e un piano marketing che faccia del Friuli Venezia Giulia una meta “slow”: unica, autentica, diversa.

I due assi

Un ribaltone, il secondo a firma del guru catalano che con la sua società Four Tourism di Torino ha vinto il bando per la promozione quinquennale 2014-18 del turismo in regione. Dopo aver guidato in era Illy l’Agenzia allora a Villa Manin, Ejarque lancia un nuovo progetto per il decollo turistico Fvg. Lo racchiude in due assi (ciascuno dei quali viene declinato in cinque misure operative): Destination Management, quello appunto incentrato sulla novità delle reti di impresa, e Destination Marketing, lì dove si sviluppano i temi del piano prodotti, della commercializzazione, della promozione e della comunicazione.

Da “Live” a “Slow”

È la sintesi delle 99 pagine del “Servizio di redazione del piano del turismo della Regione Fvg 2014-18 e di supporto per la sua presentazione” su cui la giunta Serracchiani fonderà le politiche di settore di qui a fine legislatura. Cercando di essere “slow” quando prima c’era stato il “live”. Il brand inaugurato in pompa magna al Castello di Susans nel 2010 viene demolito dalla relazione della società piemontese: «Debole dal punto di vista turistico, non è riuscito a creare consapevolezza». Si ritorna a “Ospiti di gente unica”? Pare di no. «Una corretta strategia di marketing – rileva ancora la Four Tourism – non si deve focalizzare esclusivamente sugli slogan perché hanno vita breve e non si prestano per una strategia vincente».

Le critiche

Per una ventina di pagine il piano guarda indietro. Fotografa i numeri e non risparmia le critiche. Durissima quella nei confronti del tessuto imprenditoriale del turismo regionale che risulta «poco dinamico, poco aggiornato e poco attento al trend di mercato e alla domanda». Tra gli altri fattori di debolezza, le presenze altalenanti, la forte e breve stagionalità, la polarizzazione dei flussi su Udine, le dipendenze da mono-mercato (austro-tedesco) e mono-prodotto (balneare), la mancata valorizzazione di agriturismi e Bed and Breakfast, l’offerta alberghiera definita «di basso livello», la scarsa attenzione a cultura e sport, la carenza di coordinamento tra enti del turismo, la ridotta attenzione alla redditività del capitale investito. Il solo evento in grado di generare investimenti redditizi? La Barcolana.

Le sfide

Il «cambia verso» di Ejarque? Lo si trova nel terzo capitolo del piano, quello delle sfide per migliorare la qualità di ricettività e operatori, creare nuovi prodotti, migliorare la collaborazione tra pubblico e privato, far diventare il Friuli Venezia Giulia una meta «con valore aggiunto e differenziale». Più volte il documento insiste sul concetto di “slow”: «Quasi fosse una regione fuori dal tempo, con uno spirito da fruire “lentamente”». E se con Illy si è puntato sul prodotto e con Tondo sui grandi eventi, «l’attuale strategia dovrà porsi come un mix delle precedenti».

Reti di impresa e nicchie

Tutto questo costruendo reti di impresa (già entro fine 2014) nei vari ambiti turistici: mare, montagna, enogastronomia, cultura e rurale. Saranno queste reti, «se in linea con le strategie di marketing di Turismo Fvg», e non più i Consorzi (ancora in attività ma con meno fondi), i destinatari delle risorse pubbliche. Nell’agenda di Ejarque anche una collaborazione più forte con l’Aeroporto di Ronchi, il supporto agli operatori per la gestione dei fondi comunitari, lo sviluppo delle nicchie ad alto potenziale (moto, golf, ippica, wellness), la costruzione di prodotti-destinazione.

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