Turchia pronta a diventare protagonista nel risiko geopolitico della ex Jugoslavia
Invito di una potente ong vicina al presidente Erdogan. Il flirt con Putin. Già definiti i legami con la Bosnia musulmana
Il potentissimo presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan
Balcani nuovo Medio Oriente d’Europa. Certo non per i conflitti, ma per gli interessi geopolitci che vi gravitano proprio per la contiguità che la regione ha con il Medio Oriente vero e proprio e per il suo carattere politico ancora “ibrido” non omologato, ad esempio, nell’alveo dell’Unione europea. Belgrado, Sarajevo e Zagabria assomigliano sempre più alla Beirut degli anni Settanta, con il loro sottobosco di spie che intrecciano i loro doppi e tripli giochi nell’intento di favorire l’uno o l’altro pretendente al dominio sull’area. E i nomi sono pezzi da novanta: Stati Uniti, Russia, Cina e ora vuole fare il suo ingresso da protagonista nel risiko anche la Turchia di Erdogan.
Una ong turca, la Humanitarian Relief Foundation (Ihh), che è considerata molto vicina al presidente Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto, infatti, la nomina di un inviato speciale turco nei Balcani. La raccomandazione arriva dopo che gli Stati Uniti hanno nominato non uno ma ben due inviati speciali nella regione. Il presidente Donald Trump ha “spedito” Matthew Palmer come rappresentante speciale degli Stati Uniti nei Balcani occidentali e Richard Grenell come inviato speciale per i colloqui tra la Serbia e la sua ex provincia del Kosovo.
«La Turchia, con le sue strette relazioni con i Paesi dei Balcani e che vede i Balcani come una regione strategica, non ha in questa regione ancora alcun rappresentante speciale ufficiale», spiega in una sua relazione citata dall’agenzia Birn, Emin Emin, analista politico che lavora con la Humanitarian Relief Foundation. L'analisi raccomanda la nomina di un inviato speciale nella regione per promuovere meglio la politica turca nell’area. «Nonostante le sue politiche condivise sui Balcani occidentali con l'Unione europea, la Turchia non è più vista come un alleato dell'Ue, ma piuttosto come un concorrente. Questo è il motivo per cui la Turchia deve rivedere le sue politiche e strategie geopolitiche nei confronti dei Balcani ed essere in grado di ricambiare qualsiasi passo compiuto dall'Ue e dagli Stati Uniti», osserva il rapporto.
L'analisi sostiene che mentre la Turchia intrattiene buoni rapporti con la Russia, fa anche parte dell'alleanza occidentale della Nato, che le consente di svolgere un ruolo di mediatore nei Balcani. Le funzioni che dovrebbero essere delegate all'inviato speciale di Ankara dovrebbero consistere nel costruire relazioni migliori con gli alleati strategici della Turchia nella regione, come la Bosnia-Erzegovina e l'Albania, proteggere i diritti delle minoranze turche e musulmane, coordinare il lavoro delle istituzioni turche nei Balcani e creare nuovi canali nella regione per allentare le tensioni etniche.
La Humanitarian Relief Foundation è una ong umanitaria che opera in 135 Paesi e territori, «stabilendo un ponte di buona volontà che si estende dalla Turchia» al mondo, compresi i Balcani. È noto anche per i suoi stretti legami con il governo turco. Ricordiamo che la Turchia è diventata un attore sempre più importante nei Balcani negli ultimi due decenni, conducendo una politica estera ed economica molto attiva. Tuttavia, il ruolo di Ankara nella regione è stato messo in discussione da quando le sue relazioni con l'Occidente sono peggiorate, a causa del governo sempre più autoritario del presidente Erdogan e del controverso riavvicinamento con la Russia.
Riavvicinamento che, con l’ingresso di Ankara da protagonista neo Balcani, potrebbe giocare un ruolo tattico molto importante per Putin le cui spie cercano di reclutare agenti doppiogiochisti in Serbia ma che ha in Belgrado e nel suo presidente Aleksandar Vučić il suo grande punto fermo nella regione. —
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