Turbativa d’asta finita in prescrizione ma rimane l’associazione a delinquere

Luana de Francisco

Storie di cartelli e di appalti truccati. Quella che si è cominciato a discutere ieri davanti al tribunale collegiale di Gorizia parte nel lontano 2010, con la maxi inchiesta della Guardia di finanza che, dopo due anni di indagini, individua in una trentina di gare per l’assegnazione di opere pubbliche sparse in tutta la regione l’oggetto dei presunti accordi. In ballo, una torta di oltre 16 milioni di euro di investimenti. In in barba - questa l’ipotesi - alla libera concorrenza e a tutto beneficio di un gruppo di affiati (leggasi collusi) imprenditori. Di quelle gare e delle relative accuse di turbativa d’asta, dato il tempo trascorso, non è rimasta più traccia: spazzate via dalla prescrizione a mano a mano che le udienze ne scandivano il decorso. È sopravvissuta invece l’associazione per delinquere, che è l’ipotesi di reato più pesante e anche la più lunga a scadere. Ed è attorno alla sua sussistenza che ieri hanno ruotato le quasi tre ore di requisitoria del pm Valentina Bossi. «Un’organizzazione multiforme e composita, finalizzata all’esecuzione di un preciso programma criminoso»: a questo avrebbero dato vita i tre imputati rimasti a processo (dopo che le altre sei persone coinvolte hanno scelto la via del patteggiamento), all’ombra delle quattro società a loro volta trascinate a giudizio.

Scontata la conclusione, con la richiesta di condanna per tutti, modulata in funzione del ruolo che si ritiene abbiano giocato nell’associazione: 4 anni di reclusione per Franco Pessot, 69 anni, di Aviano, difeso dagli avvocati Giuseppe Campeis e Virio Nuzzolese, e 5 anni per Paolo Fornasier, 66, di Susegana, assistito Bruno Malattia (e cui in requisitoria il pm ha contestato una recidiva specifica), in forza della qualifica di promotori con ruoli direzionali, e 4 anni ad Alberto D’Agosto, 47 anni, di Campoformido, difeso dall’avvocato Roberto Mete, cui è stato attribuito invece il ruolo di organizzatore delle attività dell’associazione, in qualità, all’epoca, di dipendente della Nuova Geomac srl di Cividale amministrata da Fornasier. Quanto alle aziende, chiamate a rispondere in virtù del decreto legislativo 231/01 sulla responsabilità amministrativa delle società, il pm ha proposto il «non doversi procedere» nei confronti della Pessot costruzioni srl di Fontanafredda, in quanto non più operativa, e la condanna a 500 quote da 500 euro l’una, per una somma complessiva di 250 mila euro, oltre che alle misure interdittive e alla confisca del profitto del reato, per la Nuova Geomac, difesa dall’avvocato Bruno Malattia, la F.lli Gaiardo srl di Gonars, con l’avvocato Giovanni Battista Campeis, e la Cogefor srl di Susegana, con l’avvocato Antonio Malattia. Si sono costituiti parte civile il Comune di Lauco, con l’avvocato Enrico Bulfone, Fvg Strade, con l’avvocato Andrea Mondini, e il Comune di Rivignano, con l’avvocato Carlo Anzil: tutti hanno presentato richiesta risarcitoria. Il presidente del collegio, giudice Marcello Coppari, ha rinviato le parti all’udienza del 18 giugno per la discussione delle difese. —

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