Tuffo nei mitici anni ’60 con i Beatles e i juke box

Folla all’inaugurazione della mostra al museo di Santa Chiara Nella rassegna anche abiti di quell’epoca e documentari sul “sogno beat”
Di Marco Bisiach
Bumbaca Gorizia 15.11.2012 Santa Chiara mostra Juke Box - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 15.11.2012 Santa Chiara mostra Juke Box - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Cinquant’anni da percorrere a ritroso, 18 gioielli tra musica e tecnologia, quattro mostre in una. E ancora incontri, proiezioni, confronti, suggestioni. Numeri e contenuti di un omaggio a un'epoca, quella fortunata e magica degli anni Sessanta, ma anche di un'occasione di riflessione e pure una gioia per gli occhi. È la mostra con cui ieri sera ha riaperto i battenti il Museo di Santa Chiara. “Juke box & The Beatles”, il titolo, che non dice tutto ma spiega già molto di ciò che il museo ospita e offrirà – a ingresso libero e gratuito – fino al 13 gennaio 2013. Un'esposizione che vuole raccontare un tempo ormai lontano, ma non sbiadito, attraverso due dei suoi simboli indelebili. Il primo, materiale e tecnologico, sono i Juke box, scatole magiche antenate degli Ipod di oggi, meno comode ed efficienti, ma sicuramente più affascinanti. Il secondo, semplicemente mito, i Beatles, la loro musica e tutto ciò che rappresentarono per generazioni e per il mondo.

Una mostra, quella di Santa Chiara, buona per i nostalgici, uomini e donne con qualche capello bianco in testa, ma anche per giovani e giovanissimi, per offrire loro uno spunto di riflessione e riscoperta. Tutti concetti che sono stati bene espressi anche dalle autorità che, davanti a una vera folla, hanno preso parte all'inaugurazione. A partire dal sindaco Romoli, che ha definito questo progetto «un piacevole tuffo nel passato per tutti, giovani e meno giovani», per passare all'assessore alla Cultura Rodolfo Ziberna e arrivare al curatore Alberto Princis, che ha aggiunto: «Questa è una mostra pensata soprattutto per i giovani, perchè gli anni Sessanta avevano il profumo del sogno e dell'intraprendenza dei giovani. I Juke box raccontano di come dalla passione può nascere l'innovazione, i Beatles sono stati il simbolo della rivoluzione di quegli anni».

E il percorso in Santa Chiara – splendido il contrasto con il fascino antico e austero dell'edificio, e la vivacità e i colori proposti dalla mostra – è un viaggio affascinante. Al piano terra si parte con il luccichio di 18 rarissimi Juke box della collezione del goriziano Stefano Pilolli, prodotti tra il 1940 e il 1980, accompagnati anche da un modello in legno del '32 di Claudio Tosato, tra i primissimi arrivati in Italia. Al primo piano, invece, ecco 15 imperdibili litografie originali, alcune delle quali a sfondo erotico, di John Lennon, provenienti da collezioni private, numerate e firmate dall'autore. Giusto per iniziare a immergersi nel mondo dei Beatles, grazie al lavoro dei “Beatlesiani d'Italia” di Rolando Giambelli. In una saletta a parte, il “sogno beat”, gli anni Sessanta raccontati anche da tutta una serie di appuntamenti e proiezioni, come quella del documentario sui Beatles firmato dal giornalista goriziano Gianni Bisiach nel 1963.

Si sale ancora. Al secondo piano i “Fab Four” nella grafica dell'artista Andrea Rauch, che ha collaborato con istituzioni quali la Biennale di Venezia o il Centre Pompidou. La saletta del secondo piano ospita poi “Ti rivesto con gli anni Sessanta”: abiti e installazioni del laboratorio artigianale di sartoria DoppioSenso. Il terzo piano, infine, è quello dedicato gli incontri pubblici, tutti a ingresso libero come la mostra. Oggi si parte con Ambrosi, mercoledì 28 novembre con il poeta serbo Bratislav Milanovic, mentre venerdì 30 Hans Kitzmuller parlerà di “Il juke box di Peter Handke in Friuli”.

Marco Bisiach

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