Tuffi gratuiti off limits in Fvg in 2 spiagge su 3

TRIESTE. Le spiagge libere? Poche in Italia (neanche una su due) e pochissime in Friuli Venezia Giulia, dove i tuffi non a pagamento sono ammessi solo in un terzo dei lidi. Eppure qualcosa, anche in regione, potrebbe cambiare per effetto delle ultime sentenze dei giudici che, con grande soddisfazione dei bagnanti amanti della tintarella gratuita, hanno riscritto le regole di accesso al mare, liberandole da molti vincoli. Anche se in Fvg la morfologia del territorio, diversa da zona a zona, complica e non poco le cose.
Il quadro normativo
L’accesso al mare è disciplinato dalla legge nazionale 296/2006, che stabilisce «l’obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area compresa nella concessione, anche al fine della balneazione». Calata nel locale, la norma ha esiti diversi, non privi di zone d’ombra: se il transito è libero, non è detto che lo sia la sosta per prendere il sole. Gli asciugamani sono poi da considerarsi alla stregua di attrezzatura privata? In Sardegna, Campania e Lazio sulla materia sono intervenuti i tribunali. A Ogliastra i giudici hanno fatto capire ai gestori della Marina di Gairo che per liberare le dune sabbiose di “Su Sirboni” bastano strumenti giuridici ordinari. A Castel Volturno il Tar ha dato alla giunta comunale il potere di obbligare i concessionari a costruire accessi pedonali alla spiaggia libera, aperti sulle 24 ore. A Ostia il Comune ha deliberato l’apertura di varchi con le ruspe, con l’approvazione del Consiglio di Stato. «L’accesso al mare - ha spiegato di recente Gianpiero Cirillo, membro del Consiglio di Stato - ormai è considerato un bene costituzionalmente garantito. La svolta è stata tra il 2016 e il 2018: i bagnanti hanno più facoltà di quante credano».
Lignano e Grado
Passiamo ora in rassegna la nostra regione. A Lignano si transita per gli stabilimenti tramite appositi varchi. Il regolamento sul Demanio marittimo prevede delle zone-cuscinetto tra la fine delle concessioni (ovvero l’ultima fila di ombrelloni) e l’inizio della battigia. Quest’ultima è paragonabile a una “strada” larga cinque metri che costeggia il mare: dev’essere libera per il passaggio dei mezzi di salvamento, pertanto non vi si può sostare, nemmeno con gli asciugamani. Attenzione però anche alla zona cuscinetto: sì agli asciugamani, no agli ombrelloni. A Grado c’è una spiaggia recintata dai tempi di Maria Teresa d’Austria «ma l’accesso gratuito è garantito a chi vuole nuotare o passeggiare - assicura Alessandro Lovato, amministratore unico Git -. A tale scopo c’è pure un portoncino che si apre automaticamente alle sei di mattina». Per quanto riguarda l’asciugamano sull’arenile, «io lo vivo come un sopruso ma non essendo un giurista mi riservo il beneficio del dubbio».
Trieste
Ancor più complessa è la questione sulle coste giuliane, alte e rocciose. «La concessione arriva fino al mare, non essendoci la battigia: non è obbligatorio lasciare i cinque metri di transito», spiega Marco Salviato, rappresentante provinciale del Sindacato italiano balneari. Al bagno San Rocco di Muggia, da lui amministrato, si può transitare ma senza sostare, neanche per parlare: altrimenti si paga il biglietto. Chi volesse entrare gratuitamente al bagno Gabriele per un tuffo si sentirebbe rispondere «assolutamente no: è un ambiente privato». Idem all’Ausonia e alla Lanterna, noto come “Pedocin”, il quale è però di competenza comunale. «L’Ausonia o il Pedocin, a differenza del lungomare di Barcola, sono lambiti dalle acque del porto, dove la balneazione è vietata - spiega l’assessore con delega agli stabilimenti balneari di Trieste Giorgio Rossi -. L’Autorità portuale dà in concessione alcune spiagge in deroga alla normativa vigente. Sono aree delimitate anche fisicamente». E l’accesso gratuito al mare? «La norma è di difficile applicazione, nel momento in cui esiste un portone d’ingresso con una biglietteria: bisogna lasciare spazio al buon senso. Chi si rifiuterà di pagare un euro al Pedocin?».
Il resto d’Italia
Nel Paese come detto le spiagge non a pagamento sono meno della metà: la media non supera il 45%. Il Friuli Venezia Giulia è quartultimo: solo il 30% dei lidi regionali è libero. Seguono a ruota Emilia Romagna (23%), Lazio (15%) e Liguria (14%). «Per quanto riguarda l’accesso al mare negli stabilimenti, si deve tener conto delle esigenze di tutti – commenta Antonio Feronato, presidente dell’Associazione difesa orientamento consumatore Fvg –: dei gestori e di chi ha diritto a fare gratuitamente il bagno. Come può sopravvivere la piccola imprenditoria privata, se non si pagano i servizi che essa offre? Questo è vero per qualsiasi attività. Ci si può però chiedere se il numero di spiagge libere sia sufficiente. A Trieste ad esempio il Pedocin è l’unico bagno pubblico in centro: i Topolini non sono immediatamente raggiungibili da anziani o persone con problemi di salute. Anche il Pedocin richiede inoltre il pagamento del biglietto di un euro: per alcuni purtroppo la cifra non è simbolica».
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