Tubi rotti, da 5 giorni Pronto soccorso senz’acqua

Rubinetti fuori uso nel “triage” dell’ospedale di Cattinara. Delli Quadri: «Provvederemo». Out anche la sala raggi
I rubinetti fuori uso nel bagno nell'area "triage" di Cattinara
I rubinetti fuori uso nel bagno nell'area "triage" di Cattinara

TRIESTE Stavolta di mezzo non ci sono riforme ostacolate e posti letto tagliati. Personale insufficiente o chissà quali casi di malasanità. No, a Cattinara manca semplicemente l'acqua. Già, l'acqua. Succede da cinque giorni nel Pronto soccorso, il reparto di emergenza che più di ogni altro avrebbe bisogno di strumenti adeguati per operare con efficienza. Ma dai rubinetti non scende nemmeno una goccia. Al "triage", vale a dire la sala di accoglimento, sono letteralmente a secco. Ci si arrangia con bottigliette o, per i più assetati, con un boccione dietro alla scrivania di un'infermiera.

Possibile? «Un semplice guasto», ammette subito il direttore generale dell'Azienda ospedaliero sanitaria di Trieste, l'Asuit, Nicola Delli Quadri. «Si è rotta una colonna che faremo presto ripristinare. Un banale guasto - ripete - gli idraulici esistono per questo. Niente di più, niente di meno», dice chiedendo in sostanza un po' di pazienza e comprensione.

Non ne fa di certo un dramma, il direttore generale, perché di un dramma in effetti non si tratta. Un disagioperò sì, avvertito tanto dai pazienti quanto dal personale. Perché, a ben vedere, è rimasto a secco innanzitutto il bagno del "triage", la sala d'aspetto per i pazienti. È da lunedì che i lavandini sono ricoperti di cellophane e che sulla porta campeggia un cartello. Che dice questo: «Bagno fuori servizio. Per i bagni più vicini seguire la linea blu a terra verso l'accettazione amministrativa, zona distributori bevande». Secondo le indicazioni si deve semplicemente percorrere il corridoio, girare a sinistra e usare i servizi igienici che stanno a qualche metro di distanza. Facile, si direbbe. Un po' meno, forse, per chi magari è là in Pronto soccorso con una gamba rotta o un piede fasciato. Non va meglio agli infermieri: pure nella sala dove si trovano i pazienti stesi barelle, spesso affollata, il lavandino è fuori uso. «Cinque giorni così, queste sono le condizioni con cui lavoriamo», mormora un'addetta.

Che deve fare quando ha bisogno di un po' d'acqua perché magari - può capitare in Pronto soccorso - una ferita sanguina? Il giro del corridoio. Accompagnando personalmente l'ammalato e lasciando gli altri soli. «Siamo in questa situazione da quasi una settimana, le pare possibile che ci voglia così tanto tempo per riparare qualche tubo?», scuote il capo l'operatrice, visibilmente infastidita. La si può capire: l'unico lavandino a disposizione degli ammalati in attesa, degli infermieri e del personale che opera in ambulanza, non va. Da giorni.

Non un dramma, dunque, ma un disagio. Di non poco conto quando si ha a che fare con decine di pazienti. Spesso anziani. Nel wc della sala d'aspetto i lavori sono comunque già cominciati. Delli Quadri sostiene che oggi sarà tutto a posto. Ma l'operaio dice che si andrà avanti così almeno tutta domenica e forse addirittura oltre: «Si è spaccato l'incrocio delle tubature, gli impianti sono vecchi...usurati, avranno quarant'anni», spiega centrando, senza volerlo, il problema che sta alla base di tutto: l'annosa questione della vetustà strutturale dell'ospedale.

Può quindi capitare che passeggiando lungo i corridoi ci si imbatta anche in un'altra grana. Non funziona neppure la sala raggi del Pronto soccorso. Si era rotta già il primo settembre, riferisce il personale di servizio in reparto, e poi si è inceppata nuovamente ieri attorno alle due del pomeriggio. Per gli esami i malati sono trasferiti nelle altre sezioni di radiologia del piano sotto. Nel giro di un paio di giorni l'acqua dovrebbe ritornare, mentre per i raggi non ci sono al momento previsioni sicure.

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