Tubi a vista, pietra e postazioni “exibit”. Ecco il nuovo Immaginario di Trieste

Completato l’allestimento del museo scientifico negli spazi del Magazzino 26. Da sabato 10 ottobre il via alle visite su prenotazione
Isabella Franco
Pannelli touch screen, maxi telescopi, postazioni exibit e luci appese al soffitto all’interno della nuova sede dell’Immaginario scientifico al Magazzino 26 in Porto vecchio (Fotoservizio Massimo Silvano)
Pannelli touch screen, maxi telescopi, postazioni exibit e luci appese al soffitto all’interno della nuova sede dell’Immaginario scientifico al Magazzino 26 in Porto vecchio (Fotoservizio Massimo Silvano)

TRIESTE  L’Immaginario scientifico, che oggi inaugura la nuova sede al Magazzino 26 di Porto vecchio, è un museo estroverso. Punta sulle emozioni positive, quelle che fanno crescere. In questo luogo denso di storia, oggi si incontrano finalmente due realtà dalla forte identità e con un potente impatto emotivo: il Magazzino 26, legato al passato e insieme al futuro di Trieste, e l’Immaginario scientifico, un museo nato nel 1986 per volontà del grande fisico Paolo Budinich che, da sempre, punta sulla passione e sulla curiosità delle menti per avvicinare il grande pubblico alla scienza.


Oggi più che mai l’Is è il manifesto di Trieste città della scienza e, anzi, si propone di diventare il ponte tra la cittadinanza e i centri di ricerca, che “prendono casa” nella nuova struttura con esposizioni permanenti. I figli dello scienziato Budinich, di cui all’ingresso stasera sarà svelata una frase dedicata a Trieste, saranno ospiti all’inaugurazione ufficiale.



Varcata la soglia del museo, quello che investe il visitatore è proprio un’onda di emozioni, certo legate al luogo così imponente, ma anche all’orgoglio, alla passione, all’entusiasmo e, perché no, al desiderio di riscatto per questa apertura, dopo tanta attesa. I lavori sono stati effettuati in meno di quattro mesi e l’allestimento in poche settimane: al limite del paradossale visto che la destinazione definitiva è stata decisa nel 2016 e la prima delibera comunale che decideva il trasferimento era addirittura del 2012.

Una «attesa frustrante», commenta il direttore del museo e anima del progetto Serena Mizzan, che non è certo stata positiva perché «l’Is è un’impresa culturale privata la cui dimensione economica non è compatibile con la burocrazia del pubblico. Il lungo periodo di attesa ha inevitabilmente inciso sull’aggiornamento, la crescita e sugli investimenti». Nonostante questo, con un recupero record del tempo perduto, il nuovo Immaginario scientifico è un museo progettato nel presente e proiettato nel domani, tanto nell’allestimento, interattivo come ci si aspetta, curioso, accessibile e intuitivo, quanto negli spazi che di certo ne sono il punto di forza.

«Grazie all’ampiezza di questo luogo magnifico - chiosa Serena Mizzan - abbiamo potuto pensare a un allestimento funzionale a comportamenti rispettosi delle nuove regole anti-Covid e anti assembramento». Spazi lasciati quindi appositamente aperti per evitare ogni restrizione legata alle nuove abitudini. La lunga tradizione educativa dell’Is - che ha come riferimento culturale l’Esploratorio di San Francisco -, avrà continuità anche al Magazzino 26, dove trovano posto ampie sedute per la didattica di gruppo.



Come al Beaubourg di Parigi, anche qui sono ben visibili gli impianti di areazione, elettrico e termico, che consentono al museo di funzionare. Oltre ai grandi “tubi” di alluminio (presenti all’interno del palazzo mentre nel complesso francese sono all’esterno), altri elementi esteticamente caratterizzanti del nuovo museo sono i colori vivaci in contrasto con la pietra che rimane il dato architettonico preponderante dell’edificio e i manifesti esplicativi delle diverse postazioni, quelle che rappresentano da sempre l’attrattiva dell’Immaginario: esperimenti, immagini, tecnologie innovative spiegate da cartelloni ad alta leggibilità realizzati con l’aiuto del Burlo per essere accessibili anche alle persone con disabilità. I cartelloni che accompagnano gli exibit, cioè le postazioni dove sperimentare fisicamente alcuni fenomeni come ad esempio la formazione del tornado o la legge di gravità, sono pensati per stimolare tre livelli di approfondimento, sia nell’adulto sia nei bambini. Il primo incoraggia la curiosità, ed è l’approccio di base al fenomeno, il secondo stimola la domanda sul perché accadono determinate reazioni, il terzo è invece il livello più profondo dello scienziato (anche in erba!) che riconosce la legge della fisica.

Intenzionalmente, i progettisti non hanno determinato un percorso di visita obbligatorio: anche in questo caso, si è scelto di privilegiare le emozioni e di lasciare libero il visitatore di fare la propria esperienza ammirando la scienza illustrata con immagini di avanguardia tecnologica, gli exibit con il lato pratico degli esperimenti e la spiegazione dei fenomeni o di entrare in contatto con le realtà che sostanziano il sistema scientifico di Trieste. Non manca il famoso e affascinante planetario, mentre non sarà ancora installata parte della macchina di luce di Elettra Sincrotrone che fra qualche giorno farà mostra di sé nell’ultima delle sale espositive di questi primi mille metri quadri. Il secondo piano, altri mille metri, sarà inaugurato nella primavera del 2021 e ospiterà le sezioni dedicate a luci, suoni, biologia e percezione. Già visitabili da domani su prenotazione le sezioni al piano terra dedicate a moti, fluidi, magnetismo e elettricità. —
 

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