Ttp, messe in vendita dal Tribunale di Trieste le quote di Reguardia
Tami, uno dei soci di Trieste terminal passeggeri assieme all'Autorità portuale, società che doveva far decollare il business delle crociere e dei congressi in città, perde pezzi e mette in vendita una parte delle quote. E non lo fa di sua spontanea volontà. A ordinarlo è il Tribunale e le quote sono quelle appartenenti alla Reguardia srl, per la precisione il 7,5% con un valore nominale di 150mila euro e un prezzo base per la vendita all'incanto di poco superiore ai 250mila.
Ma cosa sta accadendo all'interno di Trieste adriatic maritime initiative (Tami), la società che detiene il 60% delle quote di Ttp? Per capirlo è necessario chiedersi, senza peraltro arrivare a una risposta ufficiale, cosa ci faccia un produttore di aranciata all'interno di Tami. Reguardia srl, infatti, è una società costituita a Tortona poco prima che le quote di Ttp venissero messe in vendita dall'Autorità portuale. Reguardia è inattiva, cioè la classica “scatola vuota”, ma possiede circa il 90% delle quote di Abbondio srl, società di Tortona che produce bibite gassate. E' quest'ultima a non godere di buona salute: prima, nel 2013 è stata messa in liquidazione, poi ammessa al concordato preventivo e poi indagata dalla Guardia di Finanza per una presunta evasione fiscale da 2,5 milioni di euro nel luglio del 2013. Così pare che l'autorità giudiziaria, per debito verso le banche, abbia iniziato a vendere partecipazioni e quant'altro necessario a rientrare del debito.
Il 9 settembre, proprio davanti al Tribunale di Trieste, quindi, avrà luogo la vendita delle quote. Al momento non è dato sapere se queste resteranno in capo a qualcuno dei soci già presenti in Tami (Unicredit, Costa crociere, Generali e Giuliana bunkeraggi) che possiedono il diritto di prelazione, oppure prenderanno altri lidi. Per esempio quelli dell'Autorità portuale di Trieste (socio di Ttp al 40%), che per bocca della sua presidente, Marina Monassi, nei giorni scorsi ha fatto sapere di essere interessata all'affare. Il tutto mentre a gennaio, la stessa presidente Monassi aveva annunciato che entro l'estate sarebbero state messe in vendita proprio le quote di partecipazione in Ttp, anche se non si sa in quale percentuale. Sarà un advisor a determinare il valore delle quote stesse, così come sarà fatto per quelle di Adriafer, società che si occupa di movimentare i treni all'interno del Porto.
Insomma la confusione regna sovrana su una società, Ttp appunto, che nel corso della sua breve vita ha già dovuto affrontare più di qualche difficoltà. Dopo le iniziali battaglie, all'interno della stessa Unicredit – socio finanziatore dell'operazione – per la nomina dei vertici di Ttp, altre polemiche si erano scatenate sui compensi agli amministratori e soprattutto sulla perdita di traffico passeggeri, tanto che attualmente – anche per colpe non imputabili alla società – ci si trova a mille miglia dai numeri preventivati in fase di presentazione di uno studio all'epoca , era il 2011, forse eccessivamente entusiasta. Si parlava di 500 posti di lavoro e un giro d'affari da 30 milioni di euro per l'indotto, basato su una crescita annua del 25% tra il 2009 e il 2015, anno in cui Ttp avrebbe dovuto portare a Trieste 180mila passeggeri. (r. c.)
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