Truffe all’esame della patente, a Trieste arrivano le guardie giurate con il metal detector
Così la Motorizzazione di Trieste contrasta il fenomeno crescente: attivati anche un sistema di riconoscimento facciale e un disturbatore di frequenze contro i cellulari
![La sede della Motorizzazione civile di via Udine, dove si svolgono i test dell’esame di guida. Foto Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h6kz47qx4bgc57hjg2/0/motorizzazione-jpg.webp?f=16%3A9&w=840)
Sistemi di riconoscimento facciale, guardie giurate con il metal detector, camici monouso da indossare sopra gli abiti e, più avanti, anche l’installazione di uno “jammer”, un disturbatore di frequenze cellulari.
La Motorizzazione civile a Trieste e, a ruota, nelle altre sedi regionali, si blinda per contrastare i tentativi di truffa messi a segno anche nel corso delle recenti sessioni di esame per conseguire la patente.
Le denunce
Sono cinque i casi emersi a inizio anno e nelle passate settimane la Polizia locale – come confermano il direttore regionale della Motorizzazione civile Gianfranco Compagnon e l’assessore regionale alle Infrastrutture Cristina Amirante – ha pizzicato altri esaminandi che con un sistema di auricolari, telefoni e videocamera, tentavano di farsi fornire le risposte da un suggeritore esterno. I candidati denunciati sono di origine afgana e pachistana.
Il fenomeno in crescita
In passato casi analoghi sono stati denunciati anche nelle altre sedi della Motorizzazione in regione. Ma il fenomeno, soprattutto a Trieste – dove in un anno vengono sostenuti in media 4.400 test di teoria – sta registrando un incremento di episodi preoccupante. «Il fenomeno è monitorato da mesi – spiega Amirante – ma visto che c’era un’indagine in corso abbiamo atteso gli esiti. Adesso ci attiviamo per delle azioni costanti, così da prevenire e individuare le truffe. I casi emersi di recente a Trieste hanno certamente aperto la questione, ma tutte le sedi verranno adeguate».
Martedì in Regione è in programma una riunione per mettere a terra, anche dal punto di vista finanziario, l’adozione dei diversi strumenti per poter individuare «non più su segnalazione o a campione, ma in maniera strutturata – così l’assessore – chi punta a truffare il sistema, perché il fenomeno sta dilagando».
Da Trieste arriva quindi un segnale chiaro all’organizzazione che a livello nazionale offre, soprattutto a cittadini stranieri, l’escamotage per superare il test. Indirizzando gli esaminandi verso le Motorizzazioni che non hanno ancora adottato misure di contrasto alle truffe. Da subito «introdurremo l’uso dei camici da indossare sopra gli abiti per impedire l’uso di telecamere e telefonini – illustra Compagnon – e un sistema di riconoscimento facciale per evitare lo scambio di esaminandi». A breve verranno ingaggiate e guardie giurate munite di metal detector, «e appena terminerà la fase di sperimentazione avviata dalla direzione generale della Motorizzazione civile, adotteremo anche il dispositivo “jammer”», anticipa il direttore.
Compagnon assicura che continuerà il rapporto con le forze dell’ordine, «che saranno presenti soprattutto a fronte di segnalazione di candidati sospetti». Già, perché ad avvisare la Motorizzazione di casi “a rischio” sono state anche alcune autoscuole.
Paolo Crozzoli, il coordinatore regionale di Confarca (la confederazione che unisce le autoscuole) spiega infatti come «a fronte di un protocollo che abbiamo siglato con la Motorizzazione, appena notiamo qualche stranezza, la segnaliamo».
Crozzoli riferisce di come il fenomeno sia ormai «abbastanza evidente, ed è bene che dalla Regione e dalla stessa Motorizzazione arrivi un segnale chiaro che qui il gioco è finito, anche a tutela del lavoro delle autoscuole e dei tanti candidati che sostengono con regolarità i test».
E testimonia come ci siano persone stranire che arrivano da fuori regione – dalle indagini poi emerge che indicano di essere domiciliate a Trieste per lavoro o studio, ma poi emerge che non è vero – che si iscrivono alle scuole guida locali, «ma non frequentano il corso e non parlano italiano: ci usano solo per sbrigare le pratiche necessarie per presentarsi all’esame». In alcuni casi è capitato superassero la prova teorica, ma poi senza capire l’italiano e senza aver frequentato il corso, non superano la prova pratica di guida.
Compagnon anticipa che «verrà organizzato un incontro con le autoscuole, perché ora agiremo con sensibilizzazione e repressione».
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