Truffe ai risparmiatori, in tremila nella rete: 5 arresti e 17 indagati

La procura quantifica in 72 milioni di euro la raccolta abusiva dei promotori. Sigilli sulla villa con piscina del trader. Un muggesano con obbligo di dimora
DE POLO - DINO TOMMASELLA - PORTOGRUARO - VIA BASSA DI PORTOVECCHIO
DE POLO - DINO TOMMASELLA - PORTOGRUARO - VIA BASSA DI PORTOVECCHIO

PORDENONE Sequestri milionari, diciassette misure cautelari, delle quali quindici eseguite, 80 finanzieri impegnati in dieci province del Nord est (Venezia, Padova, Treviso, Vicenza, Pordenone, Trieste, Udine, Bergamo, Ferrara e Perugia). Sono i numeri della svolta nell’inchiesta sulla Venice Forex investments.

La Procura di Pordenone, che con il pm Monica Carraturo ha coordinato le indagini delle Fiamme gialle di Venezia, gruppo di Portogruaro, ritiene che siano stati raccolti abusivamente oltre 72 milioni di euro, investiti da circa 3 mila risparmiatori. Quasi 28 milioni sono stati rimborsati. 279 clienti hanno finora sporto denuncia per truffa.

Ieri all’alba la Finanza di Venezia ha eseguito l’ordinanza del gip Rodolfo Piccin. A tutti i 17 indagati la Procura di Pordenone contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata dal danno patrimoniale di rilevante entità e l’abusiva attività di gestione del risparmio. Fabio Gaiatto, 43 anni, director della società di trading, è finito in carcere, la moglie Najima Romani, friulana d’origine, ai domiciliari. Entrambi residenti a Portogruaro, sono indagati anche per autoriciclaggio.

Al vertice dell’organizzazione gli inquirenti collocano Gaiatto e i suoi collaboratori più stretti. Al livello intermedio, agivano invece i prestanome, gli intestatari di società schermo, collaboratori ai quali venivano intestate società estere, gli addetti alla gestione del sito internet. Sul gradino più basso, i procacciatori di clienti. Come funzionava la truffa? Il generale Giovanni Avitabile, comandante provinciale della finanza di Venezia e il procuratore Raffale Tito hanno svelato il meccanismo. Complessa anche l’architettura delle società coinvolte. Gli inquirenti ritengono che al promotore fossero riconducibili 8 società, in un sistema di scatole cinesi ramificato in Slovenia, Croazia, Gran Bretagna.

L’organizzazione prometteva ai clienti lauti e immediati rendimenti con investimenti nel mercato dello scambio di valute. In realtà si tratta di un mercato rischioso, dove i guadagni non sono affatto facili. Gli inquirenti ipotizzano la truffa per vari motivi: la società non era in possesso delle autorizzazioni per operare sul mercato; i risparmi raccolti non venivano investiti nel Forex, e nemmeno a nome dei clienti, ma in parte venivano utilizzati per remunerare altri clienti, in una sorta di schema Ponzi, in parte finivano in conti correnti italiani ed esteri degli indagati; sull’account personalizzato di ciascun cliente venivano caricati dati fasulli sui valori del trading; ai clienti veniva detto che il capitale poteva essere restituito loro entro 6 giorni in qualsiasi momento.

Sono agli arresti domiciliari anche Massimiliano Vignaduzzo, 46 anni, nato a Latisana e residente a San Michele al Tagliamento, che un tempo gestiva un’edicola e tabacchi, Claudia Trevisan, 46 anni, residente a Fossalta di Portogruaro, Giulio Benvenuti, 33 anni, vicentino. Obbligo di dimora per Marco Zussino, 51 anni, di Basiliano, Luca Gasparotto, 48 anni, di Cordovado, Ubaldo Sincovich, 65 anni, di Muggia, Andrea Zaggia, 32 anni, di Saccolongo, Daniele Saccon, 44 anni, di Mareno di Piave, Massimo Baroni, 48 anni, bergamasco, Massimo Osso, 46 anni, di Palmanova, Flavio Nicodemo, 48 anni, di Teglio Veneto, Massimiliano Franzin, 45 anni, di Oderzo , Moreno Vallerin, 43 anni, residente a Due Carrare.

È in virtù dell’autoriciclaggio che la Procura ha potuto chiedere e ottenere dal gip il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di 17 immobili per 3,7 milioni di euro, fra i quali palazzi di pregio, appartamenti nelle località balneari di Lignano Sabbiadoro e Jesolo, la villa con piscina di Gaiatto e Romani. È stato disposto un sequestro per equivalente fino a 43,6 milioni di euro. Ovvero la somma che secondo Finanza manca ancora all’appello. Dove sono finiti? I detective sospettano che possano essere occultati all’estero. Sono in corso rogatorie internazionali e accertamenti bancari per trovarli. —


 

Argomenti:truffe

Riproduzione riservata © Il Piccolo